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Fedeltà del Suono 116 - febbraio 2005 Bosendorfer VC2 Andio Morotti


BOSENDORFER VC2
Impressioni d’ascolto

Questa è una prova un po’ speciale, perché un po’ speciali sono i diffusori provati e un po’ speciale è la modalità della prova. Anche i risultati sono un po’ speciali, perché le Bosendorfer sono diffusori di non facile e non immediata comprensione.

Quando un recensore scrive che un prodotto hi-fi deve essere capito e che questa comprensione richiede un certo impegno perchè non è cosi facile e immediata, il lettore navigato legge che in quel prodotto c'è qualcosa che non va e che, per potere accettare questo qualcosa, occorre mettersi in una disposizione d'animo diversa dalla solita, dal momento che questa non accetterebbe mai che qualcosa non vada. La maggior parte delle volte il lettore ha ragione, anche se la cosa sta, di solito, in termini meno crudi di quelli che ho utilizzato. Però ci sono delle occasioni in cui il dover essere capito di un certo oggetto indica solo il dover essere capito, senza sottintesi e senza sottaciuti difetti. Questo è uno di quei casi. Capire qui vuole solo dire aprirsi a qualcosa di diverso, a una sonorità non usuale, ad una concezione di naturalezza sonica che non è la pura esasperazione di ciò che in hi-fi passa comunemente per naturalezza. Tutto qui. Ma ciò non significa che capire sia facile; significa solo che capire è altro da giustificare ciò che non va; è piuttosto rendersi conto che non c'è un unico modo per andare bene. D'altra parte non era certamente logico che uno dei più famosi costruttori di pianoforti del mondo si mettesse a fare dei diffusori che fossero in tutto allineati con i buoni diffusori già presenti sul mercato. Non si mette in ballo un nome come Bösendorfer per marchiare un diffusore qualunque. Sarebbe una operazione illogica anche sul piano commerciale. E di cose illogiche la Bösendorfer dal lontano 1828, anno della sua fondazione, fino ad oggi, credo ne abbia fatte ben poche. Il suo nome è indissolubilmente legato ai fasti della Vienna imperiale, a quella cultura mitteleuropea che tanto ha significato nel corso del XIX secolo e, in parte, del XX. È una cultura che, in musica, viene da Haydn e Mozart per passare a Beethoven, Schubert, Brahms, Brukner Lehàr. J.Strauss, Schönberg. Mahler, Webern, Berg… per citare solo alcuni dei compositori che vissero od operarono a Vienna. Figuratevi che la fama all'ancora nuovo marchio Bösendorfer venne dall'essere un suo pianoforte sopravvissuto indenne ad una serata di virtuosismi del giovane Franz Liszt, già famoso come distruttore di strumenti a causa della virulenza del suo stile. E fu così che il Bösendorfer divenne un simbolo della corte imperiale di Vienna. Ancor oggi questa casa ha sede nelle vicinanze della capitale austriaca e continua a produrre con la tradizionale sapienza artigianale i suoi pianoforti. Da qualche anno una sezione autonoma della Bösendorfer progetta e realizza, con la stessa filosofia sonica e costruttiva, i diffusori. Gran parte del merito va ad Hans Deutsch, da quarant'anni attivo collaboratore di artisti come Karajan e Bernstein e grande esperto di acustica. A lui si deve lo sviluppo del risonatore presente sulle Bösendorfer e la filosofia costruttiva a ciò conseguente. Il listino della casa austriaca in ltalia presenta tre modelli da pavimento, il VC1. il VC2 e il VC7, e uno da parete, il Wall, ottimo anche per fungere da diffusore posteriore in un sistema a cinque canali, per il quale esiste, necessariamente, anche il centrale (Center),. La VC2, protagonista di questa prova, è, dunque, il modello intermedio tra i diffusori da pavimento. Una cassa certamente non nata per l'audiovideo, ma per riprodurre la musica. Se poi uno vuole, e può, permettersi un sistema Bösendorfer per sonorizzare il film nel salotto di casa, beato lui. Ma questo è un discorso già fatto e rifatto: i buoni diffusori da musica possono tranquillamente riprodurre anche parlato e rumori; sono i diffusori da parlato e da rumori che hanno più di un problema a riprodurre musica. E un'azienda che produce pianoforti da quasi duecento anni non può neppure pensare di creare dei diffusori che non siano chiaramente e visceralmente oggetti da musica. Anzi, a dire la verità, si ha l'impressione che la Bösendorfer consideri i suoi diffusori dei veri e propri strumenti musicali e che si sia avvicinata alla loro produzione con lo stesso spirito e la stessa logica utilizzati per i pianoforti. Intanto c'è una cura pazzesca per l'estetica e la costruzione del mobile. Le VC2 sono sicuramente tra i più eleganti, raffinati e rifiniti diffusori che il mercato possa offrire. Sono disponibili finiti in ben sette diversi tipi di legno più la classica laccatura pianoforte, che da sola porta il costo di una coppia di VC2 da 7,700 euro a ben 9,800! Il lavoro e l'arte dei maestri pianofortai costano cari. Sembra quasi che gli altoparlanti siano una specie di valore aggiunto rispetto al mobile, una sorta di imprescindibile necessità a cui sottostare poichè, in ogni caso, in un diffusore acustico gli altoparlanti non possono non esserci. Però, dal momento che gli altoparlanti ci devono essere, per la Bösendorfer è impensabile che non siano proprio come devono essere. Così, tanto il woofer quanto il tweeter sono progettati e costruiti dalla Bösendorfer Il woofer è un 13 cm con sospensione in foam trattato (styrofoam) e garantito contro l'azione, dannosissima per il foam normale, dei raggi ultravioletti per trent'anni. La membrana è un sandwich fatto con carta all'esterno, fibra di carbonio all'interno e, in mezzo. la cosiddetta "seta” o "corda dell'Alaska”, un materiale stopposo di cui non so dirvi altro. Il cestello è in acciaio e il magnete è in alnico. Il tweeter è un driver a cupola morbida, in seta immersa in acrilico, capace di una risposta estesa sia verso il basso sia verso l'alto, ben oltre i canonici 20 kHz. Poi c'è il risonatore per le basse frequenze, ma di lui parleremo tra poco. Il mobile della Bösendorfer è completamente vuoto, privo cioè di qualunque materiale assorbente. È una sorta di cassa acustica nata per risuonare e, quindi, suonare insieme con gli altoparlanti, esattamente come se il diffusore fosse uno strumento musicale. La VC2 utilizza due midwoofer identici, funzionanti in parallelo e posizionati lateralmente, uno su ogni fianco del mobile, in modo da ottenere una ottimale diffusione del suono. Il tweeter, invece, è posizionato, in perfetta solitudine, sullo stretto baffle anteriore e funziona, come spesso succede, in controfase rispetto ai woofer La logica che sta alla base del funzionamento di questo diffusore e, in generale, di tutti i Bösendorfer, è la scelta di utilizzare le risonanze del mobile invece che cercare di eliminarle per raggiungere una risposta in frequenza piatta. A questo si aggiunge l'impiego di particolari pannelli risonatori, che fanno parte di una sorta di “risonatore a tromba di seconda generazione”. Hans Deutsch ha elaborato tutta una sua teoria, risultato di decenni di studi e di prove, che lo porta a sostenere l'indispensabilità di questi pannelli per l’ottenimento di una riproduzione musicale veramente naturale. In sostanza, si tratta di due pannelli in legno, posti sui fianchi del diffusore verso il pannello posteriore. Tra questi pannelli e fianchi del cabinet resta un piccolo spazio libero, entro il quale viene convogliata l'aria che fuoriesce da una scanalatura sul fondo del pannello posteriore a causa del movimento delle membrane del woofer. In tal modo i pannelli, opportunamente accordati per mezzo di sei viti strette con la giusta forza, si mettono in vibrazione, riproducendo, con la naturalezza di una cassa armonica, le basse frequenze, da 30 fino a circa 130 Hz nel caso delle VC2. Ne deriva che il modello è un due vie “particolare” e, di conseguenza, anche il cross-over non è dei più normali, in quanto, secondo la Bösendorfer viste le caratteristiche degli altoparlanti e del mobile, l’intervento del filtro deve essere minimo. Insomma, la logica resta quella del diffusore come strumento musicale. Se il diffusore è particolare, anche le modalità della prova – vi dicevo – non sono state le solite. Per una serie di motivi contingenti, non ho avuto a disposizione i VC2 nella mia solita sala d'ascolto, ma le prove si sono svolte nella sede di Suono e Comunicazione, peraltro a pochi metri da casa mia. Qui. in una sala di 12 x 4 m, era in funzione un impianto cosi composto: sorgente digitale, cdp Rega Jupiter; sorgente analogica, Klimo Musikalität; preamplificatore di linea, Merlino Gold Plus; preamplificatore phono, Lar Gold Plus; finali di potenza Klimo Kent Gold; cavi Klimo DIS (segnale), Reference (potenza) e Bösendorfer (potenza). Naturalmente i diffusori erano i Bösendorfer VC2, mentre come riferimento e confronto è stata utilizzata una coppia di Klimo Glomen. La prova si è svolta in un'unica, anche se lunga, sessione: da metà pomeriggio fino a quasi mezzanotte. L’acustica della sala era fondamentalmente corretta, cosicchè ho fatto presto ad ambientarmi. Anche i componenti dell'impianto li conoscevo piuttosto bene, avendoli recensiti quasi tutti di recente. Nessuna sorpresa, quindi, tranne quella, piacevole, dei Kent Gold Plus, che mi sono apparsi molto migliorati rispetto ai Kent normali. Tuttavia, come avrete notato, non me la sono sentita di chiamare questa recensione Scheda d'ascolto, ma mi è parso più onesto e corretto chiamarla Impressioni d'ascolto. Anche se, in tutta sincerità, non credo che il mio giudizio sul suono di queste Bösendorfer potrebbe cambiare molto con una più lunga e più normale prova d'ascolto. Prima di tutto voglio farvi alcune raccomandazioni circa il posizionamento, Le Bösendorfer VC2 devono essere ascoltate piuttosto da vicino. Anche in una sala lunga 12 metri, come quella di Suono e Comunicazione, il punto d'ascolto ideale non dista più di 2-3 metri dalla linea dei diffusori. È certamente cosa buona che le VC2 non siano troppo vicine alle pareti, .ma senza troppi patemi. Nonostante il posizionamento laterale dei woofer bastano poche decine di cm di distanza dalla parete perche il suono abbia il necessario respiro. L’orientamento dei diffusori verso il centro non deve assolutamente essere esagerato: qualche grado e non di più. Insomma, questi Bösendorfer non sono davvero schizzinosi per quanto riguarda il posizionamento: con un pò di attenzione si riesce facilmente a trovare la collocazione ideale, anche se ho avuto l'impressione che amino gli ambienti non troppo piccoli. Seconda osservazione: non so come vedano le amplificazioni a stato solido, però con l'impianto interamente, o quasi, a tubi che vi ho descritto, le VC2 hanno dato l'impressione di trovarsi davvero a proprio agio, anche perchè il suono Klimo non ha niente di morbidoso o di chiuso e sul piano della dinamica presenta ben poche carenze. Terza osservazione: contrariamente alle mie aspettative, vista la coerenza del progetto, le VC2 hanno suonato decisamente meglio con il Klimo Reference che con il cavo Bösendorfer col quale, pure, sono internamente cablate. Comunque sia, con l'impianto utilizzato per la prova. il cavo Bösendorfer rende il suono più tagliente, e, se da un lato può dare l'impressione di una maggiore estensione sugli alti, dall'altro fa perdere notevolmente il corpo sui medi e sui medio-bassi, a scapito di una buona dose di naturalezza. Quarta osservazione: i woofer sono protetti da due griglie alte come il diffusore e larghe circa metà della fiancata. Esteticamente hanno una ineccepibile ragion d’essere, ma per l’ascolto le suddette griglie devono assolutamente essere tolte: il guadagno in pulizia, ariosita e articolazione è eclatante. Non giudicate mai il suono di una Bösendorfer senza avere prima tolto le griglie laterali. Ma com'è questo suono Bösendorfer? In giro si sentono opinioni contrastanti e la cosa si capisce bene. È un suono a cui bisogna abituarsi, specialmente a causa della straordinaria risonanza del medio-basso, che è una delle caratteristiche che colpiscono fin da primi secondi di ascolto. Cerco d spiegarmi meglio, perchè quando si parla di risonanza molti audiofili intendono colorazione e in questo caso non è esatto. Non è esatto perchè è tutto il suono che sembra avere una tonalità un po' scura e non è questione di una certa gamma di frequenze particolarmente esaltata. E lo scuro non è sinonimo di cupo o di chiuso, ma di una certa gradazione della luce e, anche, di una dimensionalità particolarmente esaltata. Avete mai sentito suonare un pianoforte da concerto Bösendorfer? Intanto ha un’ottava in più sulle basse, poi ha un suono di una pienezza e di una corposità inarrivabili. Se lo confrontate con uno Steinway, cominciate ad avere le idee chiare su come i diffusori Bösendorfer suonano diversi dagli altri diffusori hi-end. La proporzione è pressochè perfetta: il suono del pianoforte Bösendorfer sta al suono dello Steinway come il suono dei diffusori Bösendorfer sta a quello dei normali diffusori di alto rango. Come dite? Che vi piace di più lo Steinway del Bösendorfer? Liberissimi di avere l’opinione che volete; questo significa che, con ogni probabilità, sul mercato esistono diffusori che vi piacciono di più dei Bösendorfer. Però significa anche che i diffusori austriaci hanno una vera e granitica ragion d’essere, in quanto non sono facilmente sostituibili. Ecco perché vi dicevo – e vi ripeto – che sono casse che vanno capite, non solo per essere apprezzate, ma anche per essere correttamente giudicate. Poi uno può preferire altre sonorità, ma non credo sia giusto disprezzare ciò che non si preferisce, perché apprezzare e preferire non sono sinonimi. Personalmente sono stato assai favorevolmente impressionato dal suono delle VC2, una volta entrato nella giusta ottica. Mi sono piaciute le corposità e l’ariosità del loro suono, che si presenta estremamente ricco di armoniche, tanto che la musica pare indugiare nell’aria più a lungo del solito, creando l’illusione di un ambiente decisamente più grande. Però il suono non si sporca come accade quando il riverbero è eccessivo, né gli strumenti appaiono più grandi del reale. la resa delle buone incisioni di pianoforte, per esempio, è eccellente ed addirittura strepitoso appare il violoncello delle Suites di Bach, di un realismo davvero allarmante. Buona sotto tutti gli aspetti la scena acustica, ottima se si ascolta dalla giusta distanza. La dinamica è davvero notevole, con un’impressione di velocità piuttosto marcata, tanto che uno si chiede come possa convivere con la tendenza alla permanenza della musica nell’aria. Ma queste sono domande di un’altra logica, perché nessuno si chiede simili cose davanti alla musica dal vivo, a uno strumento vero. Altro esempio: l’articolazione della gamma bassa appare eccellente, ma non viene da chiedersi se sia merito dei risonatori prechè il senso di articolazione che è

diverso rispetto a quello di riproduzione dell’articolarzione. Non sono più i parametri puramente hi-fi. Lo so che faccio fatica a spiegarmi, ma mettetevi almeno quattro o cinque ore consecutive davanti a queste Bösendorfer ad ascoltare musica e non ad esercitare le vostre capacità di critica hi-fi, e poi comincerete a capire il mio punto di vista. Sono casse trasparenti? Moltissimo, ma in un modo particolare: come è trasparente un violoncello, o un violino, o una voce. E’ trasparente una voce? Non è la domanda giusta. Ecco, è questo il punto. Davanti a queste Bösendorfer ci si accorge che molte domande considerate canoniche nel mondo dell’audiofilia, in questo caso non sono le domande giuste, perché le risposte, per quanto ci si sforzi, non riescono a comunicare l’impressione ricevuta. Che, ripeto, può benissimo non piacere a tutti…

Andio e Morotti

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