Brodmann Acoustic

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Bösendorfer è un nome che, al classicofilo, suscita un'immediata impressione di grandiosità. Sarà per quei pianoforti, tra i primi assemblati dal costruttore viennese attivo dal 1828, che erano gli unici in grado di resistere al tocco da sfasciatastiere di Liszt, sarà per la mostruosa possanza del Bösendorfer Imperial Grand, che con i suoi 97 tasti è praticamente un gran coda più subwoofer. Ma a parte questi aneddoti, è la sontuosità sonora dei suoi pianoforti ad aver traghettato la fama di Bösendorfer dalla Vienna asburgica ai giorni nostri.

Altoparlanti da pavimento
Da qualche anno, alla Bösendorfer si costruiscono anche altoparlanti della cui ingegneria è responsabile Hans Deutsch, uno che con le filosofie a priori va poco d'accordo. E infatti, appena entrato in Bösendorfer, ha abbinato le cultura degli strumenti acustici lì di casa con la sua passione per gli altoparlanti a tromba, mandando gambe all'aria la tradizionale concezione delle casse acustiche. Gli altoparlanti da pavimento di Bösendorfer, in tutto tre modelli, si differenziano tra loro per dimensioni e numero di altoparlanti, ma si basano su uno stesso progetto: il corpo della cassa è molto alto, discretamente profondo ma soprattutto molto stretto. I coni sono montati sia sulla parete frontale che sulle due laterali. Nel modello Vc7 che abbiamo in ascolto (il top della gamma), ci sono due tweeter davanti e due mid-woofer a banda larga su ogni fianco. Ma il suono delle Vc7 non finisce con gli altoparlanti. Mentre questi infatti sono i soli responsabili della riproduzione delle frequenze medie e acute, i bassi vengono diffusi da due risonatori. Lo 'sfiato' posteriore dei woofer viene infatti convogliato in maniera da far entrare in vibrazione 'musicale' i pannelli laterali delle casse. Così le VC7 si comportano come un vero strumento musicale, con elementi che producono la vibrazione sonora e tutto il corpo dello strumento che partecipa poi alla sua diffusione. L'esatto contrario di ciò che comunemente avviene negli altoparlanti, visto che la corrente filosofia costruttiva prevede di annullare quanto più possibile le vibrazioni e le risonanze del cabinet.

Timbri a densità palpabile
Davanti alle Vc7 si rimane stupiti per l'incredibile realismo, la tridimensionalità e l'effetto di presenza fisica col quale gli strumenti si concretizzano sulla scena. Ci si dimentica della presenza dell'altoparlante tanto pare di trovarsi di fronte agli esecutori in carne, ossa e code di rondine. I timbri hanno una densità quasi palpabile, i dettagli vengono distribuiti su una interminabile successione di piani dinamici, i bassi vengono sbalzati in altorilievo, mentre le alte frequenze hanno una consistenza serica. In rapporto alle dimensioni dei coni, i bassi si aprono in maniera inebriante: il lavoro dei risonatori non potrebbe essere più evidente e meglio accordato al suono diretto dei coni. Le Vc7 rivoluzionano il concetto di percezione acustica del suono riprodotto, allontanandosi significativamente da ciò che ci siamo abituati a sentire di fronte ad altoparlanti anche di altissimo livello. L'impressione, qui, è di trovarsi davanti a un avvenimento musicale vivo e palpitante. Quanto all'aspetto materiale, le Vc7 non hanno nulla da invidiare ai pianoforti dello stesso marchio in fatto di ebanisteria e finiture: se avete soldi da investire ve le danno laccate come un gran coda. Ma se avete velleità ulteriori ve le personalizzano come volete.

Daniele Cecchini

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