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Suono 269 Giaradischi Planar 9 + RB 900 Mario Berlinguer

giradischi Rega Planar 9 + braccio RB 900

Annunciato da tempo, ecco finalmente un avvenimento degno di questo nome: Rega, regina indiscussa nella produzione di giradischi economici, propone un sistema di lettura di elevata categoria. Il Planar 9 sembra troppo simile agli altri giradischi Rega, ma non lo è. Perché?

Lo aspettavamo da ben prima dell'estate, quando ci era stata confidenzialmente annunciata la presentazione di quello che avrebbe dovuto essere il nuovo riferimento nell'analogico medio/alto. E di rado sono stato così impaziente nell'attendere un nuovo prodotto, ma il motivo di tale impazienza lo potete benissimo capire: stava per arrivare un nuovo Rega, il nuovo giradischi di un marchio che ha scritto la storia recente dei sistemi di lettura analogici, proponendo riferimenti assoluti di categoria, e, per gli innamorati di queste semplici, tremendamente efficaci, economiche macchine per la lettura del vinile, apparecchi di qualità letteralmente inarrivabile anche per giradischi di costo doppio, triplo, quadruplo, pentuplo e via con tutti i "plo" che riuscite a pronunciare. E già, un vero regofilo non ammetterà mai che possa esistere un giradischi che suoni meglio del suo Planar 3, nonostante la sfilza di zeri che l'eventuale sfidante si porterà dietro, e devo ammettere che effettivamente anche molti giradischi da nababbi sfigurano di fronte al "giocattolino" inventato da Roy Gandy. I regomani spesso esagerano, e qualcuno e anche un po' suonato, come un lettore che mi ha telefonato alle tre di notte per chiedermi se quel giradischi da me provato suonasse veramente in maniera paragonabile al suo Rega - non sapendo che su SUONO,purtroppo e per fortuna, scriviamo sempre quel che pensiamo. Adesso però anche il planartreista piu incallito dovrà porsi qualche interrogativo: la Rega stessa ha realizzato un prodotto che deve assolutamente suonare meglio del Planar 3, e lo ha realizzato non rinnegando assolutamente nulla della sua filosofia di base.
In occasione dell'Hi-Fi Show di quest'anno ho avuto la fortuna di venire invitato da Audeus e dalla Rega a visitare la fabbrica (le fabbriche, per la verità), passando qualche piacevolissima giornata in compagnia di Roy Gandy e della sua combriccola (con Vanino Spinelli, alcuni rivenditori italiani e un altro giornalista) per capire meglio come funzionano le cose in Rega e quali siano i segreti dietro l'indiscusso successo di questa azienda di certo non enormi dimensioni. Da quella visita, di cui vi riferirò sul prossimo numero di SUONO (almeno spero, comunque prometto di provarci), ho imparato parecchie cose, e, per quanto qui ci riguarda, capito parecchi aspetti circa la realizzazione del Planar 9.
Conoscerete senz'altro i precedenti giradischi Rega (se non li conoscete vergogna), e, come potete vedere il Planar 9, se si esclude la cornice che circonda la base (e che ha puramente funzioni decorative, essendo disponibile in un'ampia varietà di colori), il 9 appare quasi identico agli altri modelli. E in effetti la filosofia costruttiva é la stessa, il disegno è lo stesso, e persino il braccio, a parte qualche dettaglio, evidentemente non di poco conto, appare assolutamente identico all'RB 300. Perché allora il suo prezzo è così diverso, e perché il 9 si pone degli obiettivi così ambiziosi? Ebbene, vi sono differenze sostanziali, soprattutto nella scelta dei materiali, nelle bassissime tolleranze costruttive, nell'alimentazione del motore. Il Planar 9 ha un alimentatore separato, e questo è l'aspetto che piu balza agli occhi; ma ciò che veramente lascia di stucco è l'effetto di questo alimentatore. Roy ci ha fatto provare con mano l'efficacia del dispositivo:tenendo sul palmo il motorino, sfalsando di pochissimo la regolazione si avvertivano delle vibrazioni veramente notevoli, che sparivano nella maniera più assoluta quando l'alimentazione veniva nuovamente tarata. Inoltre, tenendo in una mano un motorino tradizionale (ma di qualità) e nell'altra quello del 9 con alimentatore, sembrava di avere in una mano un gatto che faceva le fusa (o un budino molto nervoso, fate voi), nell'altra un motore spento (ma che invece girava). Questo ha permesso, e secondo quanto dichiara Roy è assolutamente la prima volta che accade, di eliminare qualsiasi sospensione tra motore e telaio e tra telaio e piatto. In effetti, la filosofia alla base del Planar 9 è proprio quella di non compiere alcuna battaglia contro le vibrazioni. Ossia, secondo Roy le cose stanno così: "se devi lavorare per ridurre le vibrazioni, ciò significa semplicemente che delle vibrazioni vi sono; noi vogliamo un giradischi dove non esista all'origine alcuna vibrazione". Il Planar 9 è anzi improntato alla massima rigidità possibile, per ottenere la migliore trasmissione di energia dalla testina al preamplificatore, per eliminare ogni attrito nei ruotismi e per minimizzare le fluttuazioni nella rotazione del piatto. Per il piatto è stato abbandonato il vetro: bisognava distribuire il peso in modo non uniforme, con appesantimento delle parti periferiche, e non sarebbe stato possibile sagomare in quel modo del vetro senza stressarlo e rischiare di romperlo. Il nuovo materiale, che ha anche altre caratteristiche che lo hanno reso preferibile, è una durissima (il materiale più resistente dopo il diamante, dice Roy) e rigidissima ceramica di ossido di alluminio (se gli date una schicchera con un'unghia scoprirete che suona, ma secondo Roy deve suonare in quel modo), lavorato con punte di diamante, un materiale che costa tantissimo e che viene usato anche per la lavorazione dei missili. Il piatto poggia sul contropiatto in acciaio su tre soli punti, lavorati dal pieno con punte al diamante; il perno è tornito in un pezzo unico, e anche la parte di appoggio non è aggiunta in secondo momento. Anche nella realizzazione dell'alloggio del perno le tolleranze sono ridottissime, e ho visto personalmente come vengano eseguiti i controlli sui pezzi finiti. A fianco del contropiatto è collocato il motore (solidamente ancorato alla base...), il cui movimento viene trasmesso da due cinghie. La base è apparentemente un semplice pezzo di medite, in realtà è una lamina dalla quale è stato eliminato tuffo il superfluo, e che in alcune parti è stata internamente alleggerita, con un procedimento che mi rimane misterioso; ma se si percuote la superficie si notano delle sonorità differenti nelle varie zone. Il cavo, terminato con ottimi connettori Neutrik, è secondo Rega il cavo migliore utilizzabile per un giradischi, e non è sostituibile se non agendo dall'interno; non è previsto il collegamento della massa, che viene scaricata sull'alimentatore (e da questo punto di vista è il giradischi più silenzioso che abbia prov ato nel mio impianto).
Il disegno del braccio è quasi identico all'RB3OO (con tolleranze ben più ristrette), ma la canna in alluminio viene sabbiata e laccata, per conferire ulteriore rigidità. Non sono previsti materiali smorzanti, per lo stesso motivo di poc'anzi a proposito delle vibrazioni: se devi usare uno smorzante, è segno che qualcosa non va, inoltre, smorzando viene sprecata parte dell'energia e trasformata in calore. Meglio impedire all'origine i movimenti indesiderati, e portare le vibrazioni residue alle altissime frequenze, distribuendole su un'ampia banda. Per queste ragioni il braccio è senza giunzioni, e a spessori differenziati. Il contrappeso serve unicamente a trovare il punto di bilanciamento, poi la regolazione della forza d'appoggio avviene tramite un ruotismo a molla, assai preciso. L'antiskating si regola tramite un dispositivo a cursore, anch'esso molto efficace, posto alla base del braccio, vicino alla leva del lifter (alzabraccio). Il tutto è montato dall'alto su tre punti, per evitare stress da tensione, e non consente, come tradizione Rega, la regolazione del VTA: secondo Roy (e le sue spiegazioni mi hanno francamente convinto), movimenti in altezza anche di grande entità variano in realtà di pochissimo l'angolo di tracciamento del cantilever; ogni disco, poi, necessiterebbe di un angolo differente; nell'ambito di uno stesso Lp si registrano variazioni fino a 5 gradi, da un Lp all'altro si verificano differenze anche di 20 gradi, e in realtà l'assetto del cantilever si modifica di più variando il peso di lettura che regolando il VTA. Quindi tale meccanismo, che in effetti varierebbe l'angolo solo di pochi decimi di grado, non solo è del tutto inutile, ma è in realtà anche dannoso, introducendo una discontinuità negli accoppiamenti rigidi tra le parti del braccio. Secondo Roy, dunque, il suo braccio può far lavorare nelle migliori condizioni testine di qualunque dimensione. E un'opinione controcorrente, che dopo aver visto la facilità con cui il Planar 9 ha fatto lavorare la mia testina senza bisogno di usare i distanziatori forniti su richiesta, ai più scettici, dal distributore italiano, mi sento di condividere.
L'alimentatore è contenuto in un robusto telaio, simile a quello che ospita le elettroniche Rega, e pesa quanto un buon ampli integrato; anche l'interno, per la presenza di un toroidale, di otto transistor di potenza e di componentistica di prim'ordine, ricorda più un amplificatore che un semplice alimentatore. Tale unità, che comunica con il giradischi tramite un cordone pentapolare accoglie sul frontale il tasto di messa in moto e quello per la regolazione della velocità (33 e 45 giri).
Ecco, mi pare di avervi detto tutto, il resto potete ricavano dalle fotografie pubblicate. Il Planar 9 è giunto in redazione corredato, oltre che dal braccio, anche dalla testina Elys, e stando a quanto mi dicono alcuni "testimoni", paragonando un Planar 3 e un 9 con la stessa testina sembra proprio di ascoltare due testine differenti.
Per inserire il 9 in un contesto che conosco bene, monto la mia fida testina Highphonic MC-A3 e ascolto il 9 nel mio impianto, con A.M. Audio Pre 05 e stadio fono MC-02, amplificatore Eagle 2A e diffusori MeI Shòfar, cavi A.R.T., basi e supporti GM BCD trattamento acustico "quasi" moderato (tre colonne di tubi e tappeto Audio Carpet). Ascolto, per cominciare, un Lp che mi diverte molto, Below the waste degli Art of Noi-se. Il secondo brano, Catwalk, inizia con delle percussioni sintetiche (o comunque molto manipolate) che il Planar 9 riesce a tornire con una rotondità eccellente, che certo i precedenti Rega non esprimevano a questi livelli.
Nel proseguire, il brano aumenta di intensità, e il giradischi asseconda con ottime qualità dinamiche il rafforzarsi della base ritmica e l'incalzare del basso, che picchia con grande energia non producendo la benché minima slabbratura. E un trattamento dinamico veramente potente e insieme molto controllato. L'esecuzione della ritmica è veloce, come pure il basso, ma contemporaneamente comunica un gran senso di pienezza. Il variopinto gioco cromatico di questa incisione è assecondato con altrettanta varietà, e l'ascolto si fa davvero interessante. Le qualità ritmiche vengono confermate anche dall'ottimo Love Remains di Robert Watson (Red Records da 180 grammi). Qui la batteria è più raffinata, più veloce e materica, ma sempre comunicativa e potente, e
il basso (contrabbasso, per la verità), più articolato e vivace. Il sax di Watson è pungente quanto basta, mai graffiante, caldo e soffiato quando necessario, il pianoforte risulta molto fluido, ben pesato nei rapporti tra le zone diverse della tastiera.
Già dai primi ascolti, il Planar 9 appare più pieno e musicale, ma anche di parecchio, del già eccellente Planar 3, per cui, cari pianaristi, siete proprio rovinati. E un giradischi di altissima classe, capace di esibire una sensibilità al dettaglio di straordinaria qualità. Posso ascoltare nettamente ogni minuzia ed ogni sfumatura, ma senza che gli oggetti di contorno vengano messi fuori fuoco o l'insieme perda di consistenza. Ciò che inoltre mi pare di notare è, rispetto al Planar 3, una mano più morbida nel disegnare i contorni, o, se volete, la disponibilità di una tavolozza timbrica dai colori più pastosi e caldi, pur migliorando, e tantissimo, anche in termini di ariosità e definizione.
Il 9 dispone quindi di un lieve orientamento sulle tonalità calde ma, essendo nel contempo decisamente precisissimo nel tracciare i solchi, ciò non si traduce mai in opacità o mancanza di vitalità. Un concorso, insomma, di pienezza, piacevole turgore e agilità, un impasto che si sposa perfettamente con le voci (Gesualdo, Madrigali, The Consort of Musicke, L'oiseau Lyre). A proposito di questo disco, devo dire che il Rega gestisce nel migliore dei modi anche il più complesso tessuto polifonico, riuscendo a dipanare la più aggrovigliata matassa corale con assoluta disinvoltura. Ho ascoltato centinaia di volte questo Lp, e noto come il Rega non sia messo in difficoltà neanche dalle più violente impennate dei soprani, che quasi mai portano traccia di durezza (con altri sistemi le ho sentite spesso tradotte in indurimenti o persino "grattatine", che ritenevo a torto quasi inevitabili). L'intelligibilità del testo, a dispetto della carnosità delle voci, è veramente perfetta, ed è insomma, un'esecuzione musicalissima, e insieme di esemplare pulizia, alla quale la ferma, tridimensionale morbidezza dell'impianto scenico conferisce ulteriore piacevolezza e realismo.
Passo poi all'ascolto del Quartetto Op. 130 di Beethoven (Vermeer Quartett, TelDec) che viene eseguito magistralmente. Intanto, cosa che non faceva il Planar 3, questo giradischi perdona volentieri alle incisioni TelDec il loro eccesso di brillantezza, comunicando un suono brioso, chiaro e vivace ma conferendo al timbro degli archi la musicalità necessaria, leggendone tutto il contenuto armonico e producendo sempre un suono completo, fluido e piacevole anche nei passaggi più violenti. L'articolazione è perfetta, come il rispetto delle sfumature espressive di ogni strumento. Il timbro degli archi, cromaticamente assai ricco, è nuovamente, piacevolmente turgido ma molto, molto credibile e naturale. L'equilibrio tra i registri è di rara precisione, nonostante su tutte le gamme sembri distribuita con pari dosaggio una lieve punta di calore. Nessuna zona prevale sulle altre, non avverto nè discontinuità nè tantomeno gonfiori. La mia testina sta tracciando forse nella maniera migliore che ricordi, riuscendo a leggere ogni minima informazione e a comunicare con assoluta purezza ogni frammento del contenuto timbrico. L'andamento dinamico e il fraseggio sono curati alla perfezione, i diminuendo improvvisi si spengono senza alcuna eco e con gran naturalezza, e ogni variante del corpo d'arco viene riportata con piena adesione.
Bellissimi i balzati e i pizzicati (su tutti i registri, particolarmente sorprendenti nel violoncello), veloci e precisi ma tremendamente corposi.
Ancora di Beethoven ascolto l'Overture Leonora I Op. 138 (un DG economico), e scopro come sia possibile far suonare bene anche un'incisione un po' velata come questa. Levando il panno in feltro, e poggiando direttamente il disco sul piatto in ceramica, il Rega riesce infatti a conferire a questo Lp maggiore pulizia, maggior vivacità, riaccendendone la dinamica altrimenti un po spenta (Si ricordino di questa possibilità i futuri acquirenti non regomani - i cultori del marchio lo sanno già). Per il resto l'orchestra è ottima, sicura e potente, con in particolare una gamma bassa estremamente pulita, mobilissima (per quanto l'incisione lo consenta), agile, forse la migliore che abbia ascoltato in un giradischi analogico. Tra le cose migliori, inoltre, segnalo l'espressività degli archi, la chiara morbidezza delle regioni centrali, e la varietà dei fiati. Ma per valutare meglio devo passare a una migliore incisione (Brahms, Sinfonia n. 1 Op. 68, Horenstein, Chesky), della quale il Rega esalta il contenuto di colori, la calda timbrica e l'ampiezza dinamica. I piani sonori sono infiniti, e si avvicendano senza soluzione di continuità, la sensibilità al dettaglio è magnifica, e l'amalgama è veramente avvolgente. Il suono, nonostante la precisione del registro acuto, non appare mai in alcun modo stancante. Ancora mi sorprende la prontezza di esecuzione, la velocità e l'agilità su tutti i registri, e come questi aspetti siano inseriti in un contesto, appunto, morbido e avvolgente. L'immagine è veramente analogica, tornita, mai iperrealistica eppure profonda e decisamente ampia, gli oggetti appaiono raffigurati con tutto il loro peso e con una stabilità spesso veramente impressionante. Insomma, il Planar 9 è un giradischi che starei ad ascoltare per ore, imperturbabile (lui, non io) capace di eseguire al meglio ogni genere musicale, dinamico, con un gran bel basso, e un magnifico equilibrio, dettagliatissimo e preciso ma soprattutto musicale e piacevole. Ancora una volta la Rega ha dimostrato di saper fare un giradischi di riferimento, e che giradischi! Potenza dei materiali, della lavorazione e dell'alimentazione: il Planar 9 è praticamente identico al 3, eppure merita pienamente il titolo di campione della sua categoria e, come era già avvenuto con i precedenti giradischi del marchio inglese, rischia di far impallidire anche avversari molto più costosi. Un nuovo riferimento, e un avvenimento da Coup de Foudre.

Mario Berlinguer

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