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Suono |
282 |
Giradischi digitale Planet |
Mario Berlinguer |
giradischi digitale Rega Planet
Atteso da molto tempo, ecco finalmente il lettore CD secondo Rega.
Ovvero: come il massimo rappresentante dell 'analogico a prezzo contenuto interpreta la
tecnologia digitale. Il risultato è eclatante, da vero colpo di fulmine.
- Sul numero di SUONO del Dicembre 1995 spero vi ricorderete di un reportage effettuato
dal sottoscritto, riguardante una visita alla Rega. Ebbene, i più attenti avranno notato
la piccola foto dello chassis di un apparecchio, aperto, con appoggiati dentro un compact
disc, un trasformatore toroidale e un foglio di carta A4 che riproduceva la sagoma di due
circuiti stampati. Insomma, il prototipo di un prototipo di un prototipo di lettore CD (il
bisnonno di un prototipo, o il trisavolo di un lettore CD), un'immagine che avevo
"rubato" in uno dei locali della fabbrica. Oggi, finalmente, quel prototipo é
diventato un prodotto di serie, e SUONO ha l'onore di ospitare, primi in Italia e forse
nel mondo, la prova di ascolto del nuovissimo nonché attesissimo lettore CD Rega. Quindi,
dopo aver cominciato a proporre elettroniche e diffusori, e dopo lo sconcertante Planar 9
(l'unico giradischi che ha convinto i "regomani" che qualcosa potesse suonare
meglio dei Planar 2 e 3), Rega scocca la freccia che mancava al suo arco: un lettore CD.
Ma prima di scandalizzarvi nuovamente, aspettate, leggete questa prova e per l'intanto
riflettete su un particolare che tanto particolare non è: questo lettore CD si chiama
Planet. E il Planet, per chi se lo ricorda, altro non era che il primo giradischi
progettato da Rega, la bellezza di una ventina di anni fa. Un giradischi rivoluzionario
per l'epoca, dalla base rigida, con motore isolato da un elastico, e con un piatto formato
da tre raggi in metallo culminanti in altrettanti masse cilindriche per l'appoggio del
disco, i "pianeti" che davano il nome al giradischi. Ebbene, ora guardate la
foto di apertura e, strabuzzando gli occhi, provate a osservare il disegno posto sul
pIatorello stabilizzatore, e vedrete un cerchio che contiene una struttura basata su un
disegno identico a quello appena descritto. Insomma, continuità nella tradizione.
- Il Planet CD, come vedete dal prezzo indicato in fondo all'articolo, è un apparecchio
di fascia medio/bassa, ma questo non significa che si tratti di un prodotto costruito a
tirar via. Innanzitutto, per la sua progettazione è stata investita una notevole energia,
anche e soprattutto in termini di tempo, in quanto Roy Gandy e il suo staff volevano
ottenere il meglio possibile. A questo scopo sono state condotte delle ricerche per
commissionare ai fornitori di meccanica e convertitori delle modifiche atte al
miglioramento delle prestazioni. Quindi sia la meccanica (che è una Sony) che il
convertitore (Burr Brown) sono stati forniti a Rega in una versione speciale realizzata su
specifiche del costruttore inglese. Al momento non mi sovviene di un altro costruttore
esoterico che può imporre alla Sony di modificare le proprie meccaniche, cosa che Rega ha
potuto permettersi proprio grazie al prezzo contenuto di questo lettore, che lascia
sperare in una tiratura decisamente elevata rispetto ad altri prodotti di questo tipo,
ciò che ha dato al costruttore Rega una forza contrattuale tale da ottenere questo
risultato. Inoltre, alcuni accorgimenti hanno consentito di offrire un prodotto di estrema
solidità, in primis per quanto riguarda il telaio. Esso è infatti assolutamente identico
a quello delle elettroniche Rega, e si compone di due semigusci in pesante metallo
sovrapposti uno sull'altro, sagomati con abbondanti scanalature allo scopo di irrigidire
ulteriormente la struttura e di dissipare il calore prodotto dagli apparecchi che
maggiormente ne producono (insomma, viene utilizzato anche per gli integrati e i finali, i
quali com'è noto scaldano). Sul lato sinistro del telaio si trova il meccanismo di
caricamento e lettura, basato su un sistema top loading (caricamento dall'alto) e non sul
più usuale (per queste categorie) caricamento a cassettino. E prima di addentrarmi
ulteriormente nella descrizione, spiego perché la scelta è caduta su questo tipo di
meccanismo (che è appunto un Sony costruito su specifiche). Rega infatti, dopo aver messo
a soqquadro il mondo della riproduzione analogica con i suoi giradischi rigidi, ha trovato
il modo di dire la sua anche nel settore dei lettori CD, applicando per questi più o meno
lo stesso principio: il sistema di lettura è assolutamente rigido, visto che i
tradizionali sistemi di sospensione indurrebbero al supersfruttamento i circuiti di
correzione degli errori. L'isolamento dalle vibrazioni esterne viene ottenuto tramite i
piedini di appoggio dell'intero apparecchio, costruiti secondo una tecnologia particolare
detta VCS (Viscous Coupìed System), composti di due sezioni in plastica rigida tra le
quali è interposto uno strato gommoso. Inoltre, la scelta del top loading è stata
dettata dalla sua maggiore affidabilità (meno parti rompibili) e dalla più semplice
raggiungibilità di meccanismi e circuiti in caso di manutenzione. In soldoni, Rega ha
rivolto al suo lettore CD un approccio assai simile a quello con cui ha affrontato, con il
successo che tutti conosciamo, l'argomento dischi in vinile, allo scopo di conferire al
Pìanet CD un'impronta sonora simile a quella dei suoi altri prodotti. Torniamo a noi. Il
caricamento dall'alto avviene manualmente, sollevando uno sportello in materiale sintetico
nero e trasparente, al cui centro troviamo anche il clamp di bloccaggio del disco. Tale
clamp (la cui forma ricorda appunto il piatto del giradischi Planar) è studiato in modo
da offrire il massimo controllo possibile della rotazione, e anche il perno di appoggio
del CD è stato modificato in base alle istruzioni impartite alla Sony dai progettisti
Rega. La meccanica non è poggiata sulla base del telaio, ma è appesa alla parte
superiore su quattro perni. Un particolare curioso, al momento di richiudere lo
sportellino, che scende molto dolcemente. un leggerissimo '.bip" ci avverte che il
lettore ha capito di avere a che fare con un CD, ed è pronto per funzionare. Ah. ultimo
dettaglio, l'apertura dello sportello non avviene ad angolo retto, ma tramite
un'interessante articolazione che consente di poggiare comunque il Planet CD anche su un
vano intermedio di un mobiletto per Hi-Fi. Il pannello frontale presenta un ampio e ben
leggibile display (la cui luminosità può essere diminuita o azzerata tramite
telecomando) e i pulsanti per le funzioni principali (play, stop, avanti e indietro,
accensione), disegnati con un'estetica originale, piacevole e di immediata individuazione.
Meno originale. per forza di cose, il pannello posteriore, che dispone di connettori RCA
in uscita sia per l'analogico che per il digitale. All'interno dell'apparecchio si osserva
come il segnale proveniente dalla meccanica arrivi tramite una piattina multipolare alla
parte inferiore del telaio, dove è collocata una grande scheda di stampato, in un
bellissimo colore rosso, il cui angolo posteriore destro è parzialmente separato dal
totale. Questo per isolare dal grosso dei circuiti gli stadi analogici di uscita, qui
contenuti. L'alimentazione è affidata a un piccolo toroidale costruito su specifiche
dalla Alema. La parte principale dello stampato contiene la distribuzione
dell'alimentazione e probabilmente gli stadi di conversione, che viene attuata da un
convertitore Burr Brown posto sul retro della scheda, le cui sigle identificative sono
state "brutalmente" limate.
- Rega è stata parchissima di informazioni al proposito (nonostante ripetuti tentativi di
raggiungere telefonicamente Roy Gandy o chi per lui), e l'unica cosa che so dirvi è che
la conversione e gli stadi analogici sono basati su un sistema esclusivo denominato RADS
(che sta per Rega Analogue Digitai System). Evidentemente sono convinti di aver inventato
qualcosa di particolarmente importante, e non vogliono che nessuno curiosi tra i loro
circuiti (stando anche a quanto mi ha detto l'importatore, che come tutti i suoi colleghi
in giro per il mondo è stato minacciato di morte violenta se solo si azzardasse a
domandare qualcosa di più sulla tecnologia impiegata nel Planet CD). Lo stadio analogico
è tutto basato su componenti discreti (tranne la presenza a ridosso dei connettori di un
piccolo chip marcato Rega). La costruzione è precisa e ordinata, più che consona al
prezzo dell'oggetto e con qualche non celata traccia di intervento artigianale. per un
risultato valido ma non troppo scenografico. La seduta di ascolto si è svolta nella
abituale saletta di SUONO, con un impianto composto dai diffusori Mirage M5i e dalla
coppia pre e finale Net la cui prova dovrebbe comparire sulle pagine di questo stesso
numero; tavolini CM e Solidsteel, cavi Van den Hul (potenza) e Audioquest (segnale). Prima
di capirci qualcosa ho dovuto trascorre parecchie ore in compagnia del lettore CD Rega
(alle quali ore ne vanno aggiunte altre per il rodaggio cui l'apparecchio è stato
sottoposto): in effetti il suono mi ha da subito convinto, e ho immediatamente capito di
aver a che fare con un lettore dalle prestazioni insospettabili in questa fascia di
prezzo, solo che assolutamente non mi riusciva di trovare una chiave di lettura per
descrivere un suono che comunque mi comunicava grandi sensazioni. Sentivo che c'era
qualcosa. ma non mi riusciva di definire questo qualcosa. Alla fine, dopo prove,
commutazioni, ascolti continui ho cominciato a intuire che la ragione del mio smarrimento
era nella assoluta mancanza di colorazione del suono, e di conseguenza nella perfetta
neutralità dell'intervento del Rega e nel suo equilibrio. Tutto pimpante, proseguo
nell'ascolto con un CD veramente impegnativo sotto tutti i profili, un disco Conyfer
Classics con il Trinity College Choir che esegue alcuni Mottetti di Brahms (ebbene si,
sono in pieno re-innamoramento per la musica corale di Brahms). Innanzitutto, questo è in
effetti uno dei cori più equilibrati che abbia mai ascoltato. Il rapporto ponderale tra i
gruppi è perfetto, non una zona prevale sulle altre, e all'interno di ogni registro
vocale la linearità è altrettanto perfetta. Quindi il melodiare delle linee vocali è di
una scorrevolezza veramente esemplare. Poi, osservo come il timbro sia a sua volta
ispirato a una altrettanto esemplare neutralità. Di fatto, quello che ascolto è il
timbro proprio di questa incisione, come se il Rega riuscisse a materializzare la media
assoluta di tutte le esecuzioni che ne ho ascoltato. Le voci sono calde quanto basta, la
loro illuminazione è ottima, di una luce chiara al punto giusto per rendere al meglio le
sfumature ma non accecante. Mi piace poi molto come il Planet CD assecondi le evoluzioni
dinamiche del fraseggio, mostrando tutta l'evidenza del più piccolo crescendo o
diminuendo, e donando un non comune senso di concretezza ai pianissimo. L'immagine del
coro è molto distesa, ferma senza apparire statica o innaturale, e dotata di una
sensibilità plastica assolutamente insospettata per macchine digitali di questo prezzo.
Alla tridimensionalità delle singole componenti fa riscontro la profondità dell'insieme,
davvero notevole, aiutata da un rispetto delle sfumature ambientali che, soprattutto
quando si ascolta a un volume realistico, ci proietta senza richiedere sforzo immaginativo
nel locale di registrazione. In effetti, anche la lettura dei dettagli è ben superiore
alla media dei lettori anche più costosi, e l'estrema pulizia nell'esecuzione permette
una comprensione assai agevole di ogni situazione musicale, Tutto questo però ancora non
spiega appieno la personalità del Planet CD, e forse anche la semplice neutralità non
vale come unica chiave di lettura. C'è qualcosa in più, quel senso di plasticità nelle
piccole cose, la capacità di coniugare la parte con il tutto, bilanciando esattamente il
rapporto tra dettaglio e totale, offrendo una lettura ricchissima senza distrarre dal
fluire naturale della musica, tutte caratteristiche che fanno di questo lettore quanto di
più vicino all'analogico si possa trovare in questa categoria. E badate che sto parlando
dell'analogico secondo Rega, secondo cioè un costruttore che non ha mai sacrificato la
chiarezza dell'esecuzione sull'altare dell 'eufonia, ma che ha sempre saputo mettere
d'accordo (in un connubio che ha trovato la sua massima espressione proprio nel Planar 9)
chiarezza e musicalità. E che il suono del Planet CD sia piacevolissimo lo dimostra anche
l'orchestra che questo lettore è in grado di riprodurre, nella fattispecie l'orchestra
nella particolare visione di un autore come Gustav Mahler (Sinfonie, Chicago Symphony,
Solti Decca). I violini hanno una leggerezza e insieme una profondità inarrivabili per
questa categoria, e decisamente sorprendenti in assoluto. Una leggerezza che consente
un'estrema duttilità espressiva, e che coniugata con un trattamento armonico di gran
completezza conferisce al suono dei violini qualcosa di magico. Ascoltando passaggi di
soli archi, si ammira nuovamente il perfetto equilibrio tra i registri, che genera un
rapporto tra i gruppi finalmente credibile, così come una linearità nel fraseggio quale
quella che si riscontra forse solo nei migliori sistemi analogici. Questo disco non è
facile, è in effetti un'incisione un po' troppo asciutta. alla quale il Rega restituisce
una nuova piacevolezza. L'individuazione timbrica dei fiati è superba, il loro timbro è
inconfondibile anche quando gli spezzoni melodici passano da uno strumento all'altro. Per
essere un lettore di questo prezzo il Rega riesce poi a gestire la contemporaneità di
piani sonori di diverso spessore con rara maestria, e quando per esempio Mahler utilizza
delle figure di archi nel piano sotto un sonoro impasto di ottoni, entrambe le componenti
godono di una presenza innegabilmente concreta, stante le loro diversità. Nei ripieni
più fragorosi il Planet CD esprime una matericità di grande realismo, non sporcando il
suono, non sgranandolo bensì denotando un'integrità armonica sorprendente. Il basso
orchestrale è bellissimo in ogni situazione. Bilanciatissimo, è vivo, materico e
presente nei pianissimo, e, pur non apparendo mai debordante, è possente, vibrante nei
forte. Anche in questa difficile zona dello spettro, poi, è incredibile come vengano
assecondate le sfumature dinamiche, le inflessioni dell'arco. I timpani sono efficacissimi
sia nel piano che nel forte, dotati di giusto senso percussivo, sempre rappresentati con
le loro connotazioni di pelli in assoluta evidenza e caratterizzati ancora una volta da
una sorprendente concretezza. Insomma, non credo di aver mai ascoltato un'esecuzione tanto
bella, viva, completa, credibile e concreta di questo disco, e dire che lo ho ascoltato
tante volte anche con lettori dieci volte più costosi di questo. Anche la sensibilità al
dettaglio è superiore alla media, il laser del Planet CD ci trasmette qualunque
informazione contenuta nel disco, letteralmente svelandola all'ascolto, e lo fa con la
massima disinvoltura immaginabile, non ricorrendo a forzose sottolineature e non mostrando
l'ossatura nascosta del suono, ma inserendo a pieno titolo ogni dettaglio perfettamente
nel contesto musicale, con una raffinatezza che ha ben pochi riscontri. Il pianoforte
(Bartok, Pezzi Vari, Claude Helffer, Harmonia Mundi) evidenzia ancora la linearità di
questo lettore, e la sua capacità di restituire agli strumenti un corpo armonico
particolarmente integro. E un pianoforte singolarmente vero, vuoi per la pienezza del suo
timbro, vuoi per la nettezza di attacchi assolutamente ben scanditi, ma coordinati con il
corpo timbrico dello strumento, vuoi ancora per l'esemplare equilibrio in termini di
colore e velocità tra le zone della tastiera. La sua duttilità al tocco è eccezionale,
e così la sua pienezza timbrica, sia nei pianissimo che nei forte, sonori ed estremamente
vibranti, al punto che quello che ascolto mi sembra interamente la stessa consistenza dì
uno strumento vero. Il pianoforte è disposto sulla scena con disarmante naturalezza, le
sue dimensioni sono credibili, e il suono proviene sempre da dietro i diffusori. Con la
musica rock il Planet conferma tutte le qualità di cui sopra, e qualcuna di queste si
mette in particolare evidenza. Il basso, per esempio, è eccezionalmente concreto, capace
di comunicare grandi emozioni pur essendo perfettamente controllato, potente e profondo
senza mai debordare. La batteria è solida e consistente. veloce e mai secca, e i piatti
ben dosati e incisivi ma mai fastidiosi. L'impatto dinamico è considerevole, e se il
Planet si mostra generoso con chi vuole che il rock sia dotato della giusta dose di
violenza, allo stesso tempo ne offre un'esecuzione raffinata, ricchissima dì dettagli
(rendendo in questo senso pieno merito alla ricchezza degli arrangiamenti) e totalmente
equilibrata. Timbricamente, il Planet si adegua sia agli strumenti acustici che ai
cromatismi ridondanti dei campionatori e dei sintetizzatori, offrendo un campionario di
colori che non potrà che soddisfare gli amanti di qualsiasi genere musicale. Nei brani
più acustici fa piacere come il Rega riesca a staccare gli strumenti dal silenzio
circostante, con la plasticità di un sistema analogico ma con il buio di fondo di un
digitale che si rispetti. Anche qui mi piace la ricchezza del dettaglio, e si mostra in
tutta evidenza la completezza di un registro acuto esteso, pulitissimo e mai deprivato di
contenuto armonico. L'immagine si conferma eccellente, salda e profonda, ampia e ben
distesa ma soprattutto proporzionatissima e plastica. In realtà credo che se non
conoscessi già il prezzo di questo apparecchio, e qualcuno mi chiedesse di indovinano in
base a quello che sento, sparerei una cifra di molto superiore a quella che mi è stata
comunicata.
- Rega ha, insomma, fatto un piccolo miracolo. infondendo realmente al suono del suo
lettore CD quella magia che pervade i suoi sistemi analogici, e proponendo un apparecchio
musicalissimo, completo e dotato di una personalità che non ha veramente alcun riscontro
nel panorama attuale. Nel rispetto delle tasche degli appassionati di musica.
- Coup de Foudre assolutamente strameritato e sicuro best seller.
Mario Berlinguer