Rivista |
Data / Nr. |
Argomento della recensione |
Autore |
Audio Review |
Set '98/184 |
Amplificatore integrato Luna |
Marco Cicogna |
amplificatore integrato Rega Luna
- Dopo i fasti del "Made in Italy" dello scorso maggio, i componenti che in
questi giorni hanno visitato la mia sala d'ascolto e quella della redazione appartengono
alla valida e consolidata produzione europea.
- Dalla Francia dei diffusori Cabasse (che trovate in queste pagine) alla terra d'Albione
di Rega, qui protagonista con il nuovissimo amplificatore integrato "Luna".
Sembrerebbe che ormai non abbia più senso parlare di prodotto "estero" in
ambito europeo, almeno di fronte alle attuali forti tendenze di globalizzazione dei
mercati in seno alla UE. Per la verità tale più o meno forzata e ampiamente
pubblicizzata "unificazione europea" ha senso più che altro sul piano
economico. Meno su quello politico, e meno ancora su quello culturale.
- I particolarismi non piacciono ovviamente a nessuno ed i nazionalismi sappiamo bene
quali danni hanno fatto e continuano a fare in alcune realtà geografiche del vicino e
lontano oriente, soprattutto se corroborati da fanatismi religiosi. Ben diverso è invece
mantenere la coscienza della propria identità come popolo e nazione, la propria lingua,
il proprio idioma, conoscendo le proprie origini per capire ed apprezzare al meglio anche
quelle degli altri. Cogliendo in tal modo quanto di meglio ogni Paese può offrire per
quello che è, senza l'insincera forzatura nel voler rendere tutti e tutto uguale. Certi
utopistici ideali di fratellanza universale debbono cedere di fronte alla realtà delle
cose. Restano allora prerogativa di studentelli di buone speranze, da portare avanti
almeno finché i genitori li mantengono nella romantica irrealtà che però è giusto
poter vivere (almeno) in quella fase giovanile.
- Di Rega ci siamo ampiamente occupati in AUDIOREVIEW, dedicando spazio di volta in volta
alle amplificazioni, ai sistemi di altoparlanti, e più di recente al nuovo lettore di CD
"Planet", che ha rappresentato la prima (e molto lusinghiera) espressione della
ditta inglese nell'ambito del digitale. Lo scorso autunno avevamo incontrato Roy Gandhi in
quel di Bologna, un'occasione preziosa per cogliere una sintesi della concezione musicale
di questo personaggio, di cui abbiamo dato conto in una intervista apparsa qualche mese
fa.
- Rega è quindi un marchio britannico, anzi decisamente inglese, dotato di originalità e
personalità, anche alla luce di quanto detto in apertura.
- In tal senso esso presenta quei connotati di semplicità ed essenzialità tipici della
migliore tradizione d'oltre Manica. La qualità costruttiva e, soprattutto, le buone
premesse progettuali, si evidenziano allora nelle prestazioni sonore. Proprio in termini
musicali si evidenziano le virtù dell'intera produzione Rega, che pur continuando a
realizzare con successo gli eccellenti giradischi che hanno reso il marchio celebre in
tutto il mondo, copre ormai l'intera componentistica di una moderna catena d'ascolto.
- La vocazione europeista, e più in generale internazionale, deriva allora non dalla
volontà di forze esterne o di trattati internazionali, ma dalla qualità dei propri
prodotti, che senza "incentivi" varcano le frontiere andando a colpire la
sensibilità e la cultura musicale di chi è in grado di apprezzarli.
- Recentissima è stata la presentazione sul mercato italiano di due amplificatori
integrati Rega di buone promesse. Si tratta del "Mira" da sessanta watt, e del
più piccolo "Luna", che dichiara "appena" quaranta watt per canale.
- Proprio il "Luna" (che ha lo stesso nome del più piccolo dei subwoofer
amplificati della tedesca Audio Physic) è il protagonista di queste pagine, un integrato
che da qualche tempo si destreggia nella mia sala da musica "numero due" con
brillanti risultati. Da un punto di vista estetico il "Luna" segue le linee
tipiche della casa inglese. L'involucro è quello nero e ruvido cui siamo abituati, con un
pannello superiore profondamente scanalato che ha anche il compito di dissipare il calore.
- Potenza moderata, che comunque supera i sessanta watt per canale sul realistico carico
di 4 ohm. Cinque ingressi di alto livello ai quali si affianca un ingresso Phono. Un
omaggio alla tradizione analogista di Rega, ma anche un prezioso regalo a tanti possessori
di un giradischi, un pensiero particolarmente apprezzabile in una macchina da musica di
classe tutto sommato medio-economica.
- Bisogna doverosamente evidenziare che il segmento di prezzo cui il nostro integrato
appartiene non deve far sottovalutare il comportamento musicale, apparso godibile persino
negli impieghi lunghi e talvolta gravosi legati alle recensioni musicali, allorché
l'impianto realizza il suo scopo di strumento per la riproduzione musicale.
- Sul pannello frontale, oltre al tasto di accensione, sono presenti due identiche
manopole per il volume e la selezione degli ingressi. Un LED rosso indica la posizione
relativa delle manopole, in particolare quella del volume che non presenterebbe altrimenti
punti di riferimento. Nella mia "vecchia" sala d'ascolto, situata non lontano
dalla redazione di AUDIOREVIEW, il Rega ha pilotato diversi sistemi di altoparlanti, tutti
validi esponenti della produzione italiana. Carichi non particolarmente impegnativi, ma
comunque diffusori ben diversi tra loro per caratteristiche timbriche ed efficienza, che
hanno consentito una valutazione abbastanza realistica del comportamento del Luna.
- Da un punto di vista possiamo osservare che la potenza è adeguata alla maggior parte
delle situazioni domestiche, per quanto in tal senso la resa con le più efficienti
Zingali, dotate del medio-alto Omniray, produca livelli sonori più elevati.
- Se quaranta watt bastassero sempre e comunque, non avrebbe alcun senso costruire
amplificatori più potenti. E vero che è sempre preferibile avere a disposizione una
maggiore potenza (s'intende a pari livello di qualità), ma è anche vero che a questo
prezzo il giudizio non può essere assoluto.
- Il momento valutativo deve soprattutto considerare se le risorse impiegate abbiano
raggiunto il miglior risultato sonoro tra quelli possibili.
- Non è difficile con le attuali tecnologie costruire una eccellente macchina da musica
non tenendo conto dei costi di produzione.
- Un tale oggetto suonerebbe molto bene, ma avrebbe un prezzo altissimo. Vi assicuro che
è ben più difficile per un'azienda realizzare un prodotto buono ad un prezzo
concorrenziale, capace di affermarsi sul mercato in modo da ripagare il costo del
progetto, degli investimenti, dei materiali, del lavoro e degli ammortamenti, oltre a
lasciare un giusto margine di guadagno.
- In un mondo dove non si è mai raggiunta la massima trasparenza nelle informazioni
commerciali, ed in un settore come quello della riproduzione audio domestica nel quale di
corbellerie soprattutto nel passato ne sono state dette tante, fa piacere poter mettere le
mani su un oggetto terreno, ben realizzato e bensuonante.
- Il piccolo integrato Rega, senza troppe vanterie, si permette persino di giocare alla
grande con la notevole musicalità del giradischi Rega Planar 3 con la testina Rega Exact,
un sistema di lettura che ha ridato smalto al mio migliaio di LP sopravvissuti alla
diaspora della prima ora del digitale. La prima impressione è quella di avere a che fare
con un'amplificazione decisamente più importante, per una sensazione di completezza del
messaggio sonoro che si coglie sin dal primo ascolto.
- Ho a lungo indugiato con la nuovissima incisione del "Romeo e Giulietta" di
Prokofiev diretta da Abbado ed incisa dalla Deutsche Grammophon.
- Dovreste trovarla recensita proprio nella sezione musica di questo mese, una lettura
davvero affascinante del capolavoro orchestrale di Prokofiev che da noi ha meritato il
massimo dei voti, da voi la massima attenzione, anche per l'incisione che, pur non
particolarmente "morbida", sa essere tresca come poche.
- Una pagina per grande orchestra del Novecento non è un compito facile per un sistema di
riproduzione, soprattutto se, come in questo caso, ho voluto cogliere le differenze con
un'altra notevole interpretazione del "Rameo e Giulietta", quella diretta da
Chung qualche anno fa con il Concertgebouw di Amsterdam (sempre DG).
- Ottimo il timbro degli archi luminosi, con una punta di non inopportuna setosità
all'estremo acuto. Tutta l'impostazione sonora sembra porre particolare riguardo alla
morbida e naturale pastosità della gamma media. Non si tratta di una nota scura o
vellutata, direi piuttosto una mancanza di esasperazione all'estremo acuto ed una estrema
naturalezza nel resto della gamma. Il risultato in termini di colore strumentale è
particolarmente incoraggiante, per un equilibrio sonore che permette di cogliere con
adeguata precisione anche le parti più nascoste i seno alla grande orchestra e le
sfumature espressive dei singoli esecutori. Tuttavia resta praticamente assente la fatica
d'ascolto, il che invoglia ad indulgere anche a volumi piuttosto elevati, almeno sino al
momento in cui la sezione di potenza inizia a mostrare i propri limiti.
- Legni e ottoni appaiono decisamente naturali.
- Persino gli accenti più eroici della sezione corni o le entrate talvolta
- esasperate nel registro acuto delle trombe, che l'autore sovietico impiega senza
riserve, non si sviliscono in trame esili o aguzze, ma conservano spessore ed
attendibilità.
- Appena sacrificato il corpo orchestrale nel registro più profondo. Il fraseggio dei
contrabbassi nella prima ottava è interessante ma non suscita il fremito dei grandi
sistemi, ed i rintocchi sulla grancassa, per quanto precisi e ricchi di sostanza, appaiono
perdere vigore all'incrementarsi del volume d'ascolto. Sarebbe assurdo se non fosse così,
ma per contro vorrei segnalare il buon comportamento con la pedaliera d'organo del CD
della Dorian con la trascrizione di Guillou dei "Quadri di un'esposizione",
eseguiti al grande strumento della Tonhalle di Zurigo. Certamente un sistema costruito
attorno al Luna ha un carattere più "mozartiano" che tardo-romantico. Resta nel
mio software di riferimento il CD con i "Concerti per corno" di Mozart eseguiti
da Halstead con la Academy of Ancient Music diretta da Hogwood (Oiseau-Lyre). Un'incisione
effettuata nell'agosto del 1993 negli studi di Abbey Road a Londra che ho potuto seguire
personalmente. Gli archi sempre un poco sottili della Academy vengono riproposti con
discreto realismo ed una omogeneità timbrica che non esalta il loro colore vivace. Ampia
ed avvolgente la scena sonora i cui contorni sono come arricchiti ed ammorbiditi dalle
ampie volute del corno, qui reso con sana e robusta corposità. Il solista si distacca dal
resto del gruppo e si pone in primo piano. Alla piacevolezza del timbro si aggiunge il
buon risalto offerto alle piccole e grandi mutazioni dinamiche, alla forza degli accenti,
al respiro dinamico e ritmico di una esecuzione non di routine che resta esemplare a
distanza di diversi anni. Altra recente uscita discografica è rappresentata dai
"Concerti Primo e Secondo" per pianoforte di Beethoven (Uchida, Philips). Della
Uchida avevamo a suo tempo apprezzato i concerti di Mozart, ma qui il suo tocco sembra
farsi ancora più espressivo e maturo. Il confronto necessario è con la splendida
esecuzione di Zimerman con la Filarmonica di Vienna (in veste di solista e direttore per
la DG), e si resta sempre affascinati dalle differenze, non soltanto esecutive ma anche
sonore, che è possibile cogliere in differenti incisioni. Per quanto qui ci interessa,
possiamo notare che due pianoforti, due pianisti e due orchestre, si propongono con
diversi quadri sonori, ugualmente attendibili. Le sfumature della Uchida ed il tocco più
irruento e scandito di Zimerman
- trovano riscontro in una gamma media dalla trasparenza naturale e spontanea. Buono il
contrasto dinamico, il dialogo tra solista ed orchestra, il ruscellare delle note veloci
sulla tastiera indice di buona prontezza. Appena sfocati gli accordi più complessi, forse
resi meno precisi da un alone di piacevole luminosità che tende a sfumare alcuni
particolari. È una lettura a tratti calda, che non accentua ad esempio il carattere
talvolta graffiante dei violini viennesi, o il tono percussivo della porzione più acuta
della tastiera del pianoforte.
- Suono "liquido" direbbero alcuni, indicando anche una gradevolezza timbrica
che davvero non può guastare, ma che qui ci appare con una viscosità più elevata della
media. Decisamente più frizzante il tono con la "Quinta Sinfonia" di
Tchaikowsky (Pletnev DG). L'Orchestra Nazionale Russa affronta la più equilibrata delle
sinfonie dell'autore russo senza risparmiarsi. Buono il timbro generale e molto opportuno
l'equilibrio tra le diverse sezioni strumentali. Torniamo su un CD molto frequentato nel
recente passato. Si tratta del rifacimento "Telarc Sound" delle più celebri
canzoni dei Beach Boys eseguite dai Papa Doo Run Run (!). Se avete qualche dubbio
ascoltatevi "Surfer Girì", qui davvero suggestiva con sonorità morbide ed
avvolgenti dominate da un basso profondo e ben modulato. Con il piccolo "Luna"
basso e batteria non vogliono sconvolgere il vicinato, ma apprezziamo lo stesso un
"punch" per nulla intimidito dalle circostanze, e, soprattutto, delle voci
maschili dotate di compattezza, finemente percepibili senza nasalità o eccesso di
sibilanti.
- Anche l'analogico offre un positivo riscontro con il mitico LP della Original Master
Recording che vede assieme Gilberto Gil e Stan Getz, una incisione ormai famosa che risale
al 1963.
- Non vado proprio d'accordo con le conclusioni. Chi a questo punto ha ancora bisogno di
ulteriori ragguagli, potrebbe forse più proficuamente lasciar perdere il mondo della
riproduzione sonora, uscire di casa, e andare a rimorchiare in qualche spiaggia.
- Un passatempo di tutto rispetto che se portato a buon fine può fornire sensazioni di
gran lunga superiori all'emozione che può darvi il migliore degli impianti da me
ascoltati. (Sarà questo il motivo della crisi del mercato dell'Hi-Fi?). In ogni caso, non
perderete nessuna occasione se vorrete considerare un serio ascolto del Rega Luna, una
macchina sonora sana per chi, anche in questo fantasioso settore, ha ancora i piedi ben
piantati per terra.
Marco Cicogna