Rivista |
Data / Nr. |
Argomento della recensione |
Autore |
Suono |
Mar '99/308 |
Lettore cd Jupiter + Io |
Mario Berlinguer |
giradischi digitale Rega Jupiter + Io
Per celebrare il venticinquennale del giradischi Planar 3, uno dei
più nobili costruttori inglesi ha deciso di proporre nuove sorgenti, sia analogiche che
digitali. In anteprima presentiamo ai nostri lettori l'accoppiata digitale Jupiter/IO e il
giradischi analogico Planar 25.
- Dopo "l'avvenimento" dello scorso mese, dedicato a un nuovo protagonista che
si affaccia sul mercato audio, questa volta i termini della questione sono completamente
rivoltati: è un consolidato protagonista della scena hi-fi che, in un colpo solo, rinnova
profondamente il suo "parco macchine", presentando due sorgenti di estremo
interesse, e che sia pur occupando una fascia di prezzo più che accessibile, si
propongono come riferimenti assoluti. Il costruttore, l'avete già letto, è Rega,
quell'alfiere dello stile britannico che negli ultimi anni sta guadagnando alla sua
notorietà già notevolissima ulteriori riconoscimenti, per via di prodotti sicuramente
azzeccati. Della nuova sorgente analogica (un settore in cui Rega è tra i pochissimi nomi
indiscussi) si occupa il nostro Machelli in un apposito spazio, qui concentriamo la nostra
attenzione alla nuovissima sorgente digitale a due telai.
- Dopo l'esordio del Planet, ecco il nuovo sistema di lettura Rega composto dalla
meccanica Jupiter e dal convertitore Io. Questo due telai rappresenta, evidentemente, una
vera e propria sfida per il costruttore inglese, vuoi per il fatto che si tratta pur
sempre di un marchio di indubbia valenza "analogica", vuoi perché il prezzo a
cui questa coppia di apparecchi è offerto al pubblico è uno dei più bassi in assoluto
per questo genere di dispositivi. I1 Planet CD ha avuto notevole successo presso il
pubblico, sia per le sue notevoli proprietà musicali, sia per alcuni accorgimenti
tecnici, come per esempio il caricamento dall'alto (detto anche Top Loading), lo
stabilizzatore per il CD incluso nel coperchio, una scocca curata anche contro le
vibrazioni, e per finire una linea estetica che si distacca dal solito, squadratissimo
lettore CD.
- Al proposito, come è noto, tutti gli apparecchi Rega mantengono un'identica
impostazione estetica, ciò che è dovuto al bisogno di contenere i costi di produzione: i
telai sono praticamente tutti identici, il che consente dei notevoli risparmi. Rispetto al
fortunatissimo Planet questo sistema a due telai presenta indubbiamente delle migliorie.
Alcune di queste, come prevedibile, sono legate al fatto che un sistema a due telai
consente un lavoro più efficace sulle alimentazioni e sul controllo dei disturbi; altre
invece sono legate proprio alle modalità tecniche adottate, e al cambiamento di alcuni
circuiti anche strategicamente importanti. Oltre alla sostituzione dei trasmettitori e
ricevitori (vedi oltre), sono stati raddoppiati i convertitori, rispetto al singolo chip
utilizzato nel lettore integrato. Non è, insomma, un semplice adattamento di una formula
a un telaio ad una coppia di separati, ma un progresso sul quale, a quanto ci risulta, i
progettisti Rega hanno lavorato piuttosto a lungo. Segnaliamo che le due unità sono
vendute isieme (a un prezzo molto competitivo per un due telai), e che nel costo totale è
incluso anche il telecomando Solar, che consente di governare anche altri apparecchi Rega
(e che viene venduto anche separatamente). Il convertitore IO, peraltro, è anche
compatibile con il lettore integrato Planet CD.
- Esteticamente lo Jupiter è rimasto praticamente identico al suo predecessore, salvo
qualche piccolo dettaglio quali i tastini dei comandi e il materiale del centratore. Non
si può dire che i Rega siano apparecchi bellissimi a vedersi, anche se non mancano di
personalità e possono essere inseriti più o meno in ogni tipo di arredamento.
L'accoppiamento elettrico tra le due sezioni avviene unicamente tramite l'uscita digitale
SPDIF, non prevedendo affatto un eventuale accoppiamento ottico, peraltro considerato poco
"audiophile-grade". Il convertitore DA è collocato in unita esteticamente
identica alla sezione gira CD, dalla quale differisce ovviamente per la mancanza del vano
per il CD. I contenitori sono realizzati con due gusci speculari di alluminio pressofuso,
verniciati in nero a buccia d'arancia. Due terzi del contenitore (sia il coperchio che la
base) sono rinforzati con delle scanalature orizzontali, le quali oltre ad avere la
funzione di irrobustimento della scocca, hanno anche il ruolo di smorzare le vibrazioni.
Inoltre, ma questo vale più che altro per gli amplificatori della stessa serie, servono
anche a smaltire in modo più efficace il calore generato internamente.
- Qualche spiegazione in più merita il posizionamento della meccanica, assolutamente
rigido. Questa soluzione è stata scelta sulla base dell'esperienza accumulata da Rega a
proposito di giradischi analogici, sempre a fissaggio rigido. Anche a proposito di
sorgenti digitali Rega sostiene la superiorità dell'accoppiamento rigido, che rispetto a
un sistema elastico indurrebbe una minor mole di lavoro nel sistema di correzione degli
errori. L'isolamento dalle vibrazioni esterne è ottenuto tramite quattro piedini
d'appoggio realizzati secondo la tecnologia VCS (Viscous Coupled System: due sezioni in
plastica rigida, tra le quali è interposto uno strato gommoso).
- Frontalmente e posteriormente, sulle scocche portanti delle due unità sono presenti due
vuoti, nei quali vengono collocati il pannello frontale e posteriore. Il frontalino
dell'unità di lettura ospita il display rosso, con le indicazioni relative alle tracce e
al minutaggio (sono possibili tre modalità, e inoltre è prevista l'opzione di controllo
della luminosità e spegnimento), I' interruttore di accensione con l'indicazione a led, e
il pannello con i tasti funzione, che sono peraltro stati migliorati rispetto a quelli del
Planet che abbiamo in redazione.
- L'unità di conversione possiede invece soltanto l'interruttore d'accensione, con un led
che, oltre lo stato di accensione, segnala anche l'avvenuta connessione con la meccanica,
lampeggiando in caso di ancoraggio non avvenuto. Sul retro della meccanica si trova
unicamente l'uscita digitale SPDIF in formato RCA, alla quale corrisponde un analogo
ingresso sul convertitore, che ovviamente ospita anche le uscite analogiche in connettori
RCA.
- Per accedere agli interni, di tutte due le unità è sufficiente svitare le quattro viti
a brugola poste sulla base. Come nel caso del Planet, la meccanica dello Jupiter è
fissata direttamente al coperchio, mentre il circuito stampato con tutta la parte
elettronica di gestione, alimentazione inclusa, si trova nella faccia inferiore del
cabinet. L'esecuzione è molto pulita, anche se alcuni dettagli costruttivi (tipo il
fissaggio delle schede sulla base) danno una sensazione di artigianalità e non eccessiva
cura dei particolari. Questo discorso vale maggiormente per l'unità di conversione DA.
Per essere ancor più precisi, il circuito stampato del convertitore dà la sensazione di
essere adattato in modo non perfetto al contenitore, con il risultato che non è
perfettamente allineato con la superficie della base; stessa considerazione vale per altri
dettagli, quale la schermatura del pannello posteriore ottenuta con una foglia d'alluminio
applicata probabilmente a mano. Aggiungiamo, comunque, che tutto ciò è tutto sommato
giustificato dal prezzo non eccessivo di questi apparecchi, e anche da scelte di priorità
in qualche modo "filosofiche": rispetto a prodotti consumer realizzati con
millimetrica precisione, per molti questo aspetto artigianale o semi artigianale è da
considerare un "plus". I circuiti stampati sono comunque realizzati molto bene,
ed il cablaggio è effettivamente ridotto al minimo per non dire inesistente.
-
- Interni e tecnica
- La meccanica è rimasta sostanzialmente invariata in confronto al Planet, basata su
un'unità Sony realizzata con specifiche Rega. Le differenze sostanziali si avvertono
nella parte digitale e analogica. Il segnale proveniente dal meccanismo Sony è acquisito
e convertito da un ricevitore SPDIF dalla Crystal, denominato CS8412. Questo segnale,
visto che il formato dei dati non è più seriale ma parallelo, a sua volta deve essere
riconvertito in un segnale seriale. Per questo è inviato ad un altro trasmettitore,
sempre della Crystal, il CS8402. Il segnale fuoriesce da questo trasmettitore di segnali
digitali in formato SPDIF, tramite l'uscita posteriore con il connettore RCA. Per le
eventuali problematiche di jitter, l'accoppiamento con l'uscita digitale RCA è effettuato
tramite un trasformatore di impulsi, il che, se non risolve del tutto il problema dello
jitter, ne migliora senza dubbio i termini, presentando al convertitore un segnale dal
fronte di discesa e salita più ripido e preciso. Da sottolineare la presenza di filtri
effettuati con perline di ferrite, le quali impediscono le eventuali interferenze tra i
stadi. Queste "perline" sono collocate sulle linee d'alimentazione, e anche in
alcune zone del percorso del segnale, per separare meglio i vari stadi dai disturbi in
radio frequenza generati normalmente dalle onde quadre. Il trasformatore d'alimentazione
dello Jupiter è toroidale, e fornisce le tensioni necessarie per il funzionamento
delle varie sezioni, ognuna delle quali è alimentata con regolatori separati. Le sezioni
d'alimentazione sono cinque, ognuna con il proprio regolatore ed il relativo filtraggio.
Vicino alla presa di alimentazione è collocato un apposito filtro per la rete. I dati
provenienti dalla meccanica vengono inviati all'unità di conversione, dove sono
inizialmente ripuliti tramite un trasformatore per gli impulsi, e poi convertiti da un
Crystal CS8412, che converte i segnali seriali in paralleli per gli ulteriori trattamenti
dalle sezioni successive. La particolarità interessante di questa unità di conversione
è l'agganciamento in fase del segnale di clock principale con il segnale proveniente
dalla sorgente SPDIF. In effetti il segnale di clock è agganciato in fase tramite un
doppio circuito di PLL (Phase Look Loop), il quale provvede al perfetto sincronismo
(oppure alla minimizzazione dell'errore) tra il segnale entrante ed il segnale di clock
principale. Questo può avere una certa importanza proprio per le problematiche di jitter,
le quali a loro volta possono produrre delle imprecisioni in fase di conversione o di
decodifica del segnale. I segnali così decodificati sono a loro volta inviati a due
convertitori RADS (Rega Analog Dac Stage), sostanzialmente due convertitori Burr-Brown
PCM1716. La loro configurazione è differenziale, con il servo controllo della tensione
continua in uscita. Da notare inoltre che anche in questa unità sono presenti i filtri
per la radio frequenza, effettuati con perline in ferrite. La rete elettrica è anche qui
filtrata tramite un apposito filtro.Il trasformatore d'alimentazione è unico per tutte le
sezioni, anch'esso toroidale, mentre le tensioni per i vari stadi sono fornite da
regolatori separati e propriamente filtrati, che forniscono tensioni distinte per la
sezione di entrata, la sezione PLL, e infine per la sezione di conversione DA e uscita
analogica per la bassa frequenza. Da mettere in evidenza un'altra novità significativa
rispetto al Planet, i condensatori che portano il segnale di bassa frequenza verso
l'uscita, che sono condensatori di qualità della serie "Micron" Wima, con un
valore da 10 µF.
-
- Commento alle misure
- L'accoppiata Jupiter/Io ha esibito in laboratorio dei risultati effettivamente molto
buoni. La risposta in frequenza risulta essere una vera e propria retta mentre la
linearità dinamica ha un comportamento molto lineare, fino ai livelli del segnale di -
115 dB. La risposta in fase risulta essere leggermente flessa, di cinque gradi alla
frequenza di venti kHz, il che è un risultato decisamente buono. La tensione di uscita è
su livelli standard, e con la frequenza di prova di un kHz a 0dB risulta essere di 2 volt.
L'impedenza di uscita e di 930 ohm, anche questo un valore standard, sufficientemente
basso per essere facilmente adattabile a qualunque tipo di preamplificatore o ampli
integrato.
- La diafonia ha dei valori piuttosto buoni, e in ogni modo non scende mai al di sotto
degli 80dB, per tutta la gamma audio da 20 a 20.000 Hz. La distorsione strumentale per le
varie frequenze, come anche l'analisi della distorsione ai minimi livelli, risulta essere
molto buona, manifestando una praticamente totale assenza di spurie.
- Conclusioni
- Come al solito, Rega è riuscita a stupirci con un prodotto tremendamente valido. Il
sistema Jupiter/Io è interessantissimo per le sue prestazioni musicali, e anche sotto
l'aspetto tecnico presenta particolarità originali. Il prezzo, poi, è drasticamente
competitivo, equiparabile a quello di un lettore CD integrato di buona qualità e
veramente conveniente per un due telai di questo livello.
-
- L'ascolto
- L'ascolto della nuova sorgente digitale Rega era un'esperienza che proprio non mi volevo
perdere. Ho assai ben presente il suono del Rega Planet, che a tutti noi piace moltissimo,
e che spesso e volentieri usiamo come riferimento nei nostri impianti. Ebbene, questo due
telai (che costa come un integrato...) ha tantissimo del suono del fratello minore. Ha una
quasi totale mancanza di intrusività nei confronti del suono originale; ha un senso di
trasparenza spiccato ma non freddo; ha un modo direi esemplare di esporre ogni nuance del
contenuto musicale, preciso ma garbato. Ed ha anche, direi, mantenuto una peculiarità
singolare rispetto alla grande maggioranza dei lettori CD in circolazione, quella di non
forzare mai il disegno dei tratti sonori, che così risultano meno scavati di quanto non
siamo abituati ad ascoltare con macchine digitali. Resta da stabilire se questo sia un
pregio o un difetto: da un lato ciò mi piace, perché in definitiva rende l'esecuzione
più scorrevole e soprattutto naturale, ma d'altro canto viene a mancare in parte quella
sensazione di profondi chiaroscuri ai quali, pur essendo poco realistici, siamo un po'
tutti abituati.
- Tornando a bomba, questi sono i dati in comune tra il sistema Jupiter/10 e il Planet. Ma
il due telai è per molti aspetti tremendamente migliore del già validissimo integrato
Rega. È migliore, in primo luogo, per l'aumentato spessore armonico del suono, che si
traduce in un timbro più pieno, caldo, sicuramente più musicale. E anche l'immagine è
drasticamente più profonda, ferma e precisa, e gode di una scansione più plastica e
naturale.
- Entrando più nei dettagli, posso dire che con la musica rock (Massive Attack,
Mezzanine) si apprezza un basso molto profondo, preciso e intonato timbricamente,
connotato da una sensazione di calore superiore a quello che il Planet è in grado di
fare. L'impulsività dei transienti della base ritmica è ottima, veloce e potente ma
soprattutto spontanea, priva di sottolineature. Mi piacciono anche i transienti, sia
naturali sia sintetici, della gamma media e acuta; soprattutto con i multicolori suoni
sintetici, il Rega è capace di coglierne ogni accento cromatico, e di restituirli con una
plasticità senz'altro superiore alla media. Belle le chitarre, incisive quanto serve e
sempre dotate di buon spessore armonico. Le voci sono assai pulite e precise (mi ritrovo,
per esempio, a seguire con molta più facilità il testo), e non mancano di una bella
corposità.
- Questo riuscito connubio tra pulizia e corpo si avverte anche con il disco successivo
(il "nostro" Viva Rey Ferrando), una registrazione che è facile ad essere
eseguita con qualche impastamento. In questo caso regna un buon ordine tra gli strumenti,
che vengono ben discriminati senza che ciò implichi un loro depauperamento armonico né
un impoverimento della sensazione di insieme. Anzi, il suono è sempre pieno e ben pesato,
solo che è come se i Rega si rifiutassero di rendere ridondante il contenuto dei dischi.
- L'immagine è bellissima, slanciata in profondità e fortemente tridimensionale e ferma,
sia per gli strumenti a percussione (veramente magica la focalizzazione dei vari cimbali e
"campanellini") che per la voce, gli archi e i fiati. Molto indovinata la
timbrica degli archi, cromaticamente ricca, duttile e sempre abbastanza "in
carne", e anche dei fiati, che sono immediatamente riconoscibili in tutte le loro
qualità.
- L'orchestra sinfonica (Beethoven, Sinfonia n. 4, Norrington, Virgin) è assai ben
risolta, con luminosità, naturalezza, vigore sonoro. Molto ben gestiti gli scarti
dinamici, e grande attenzione viene rivolta da questa sorgente ai movimenti espressivi,
che risultano insolitamente espliciti. La sensibilità al dettaglio è ottima, come ottimo
è anche l'equilibrio ponderale tra le varie regioni dell'orchestra, tutte dotate di
fresca vitalità timbrica. Bellissimo, infine, il pianoforte, brillante e vivace il
giusto, scandito con precisa articolazione ma tuttavia armonicamente denso e fluido,
nonché magistralmente collocato in ambiente.
Mario Berlinguer