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Suono |
Mar '99/308 |
Giradischi Planar 25 |
Gianfranco Machelli |
giradischi Rega Planar 25
- Per celebrare il venticinquennale del giradischi Planar 3, uno dei più
nobili costruttori inglesi ha deciso di proporre nuove sorgenti, sia analogiche che
digitali. In anteprima presentiamo ai nostri lettori l'accoppiata digitale Jupiter/IO e il
giradischi analogico Planar 25. 25 perché sono venticinque gli anni che la Rega Research
di Roy Gandy progetta e costruisce giradischi.
- Dal primigenio Planet degli anni Settanta, al formidabile Planar 9, una
storia contrassegnata da efficientissime e musicali macchine, pensate su basi tecniche ed
acustiche che non conoscono obsolescenza.
Ne è passata di acqua sotto il ponte di Londra da quando il giovane Roy, addetto ai
centri di assistenza Ford, costruiva e riparava elettromusicali per sé e gli altri. Poi
la svolta, Roy cede all'ispirazione più intima e profonda e si mette in proprio. Sforna
la sua prima creazione, il Rega Planet, oggi reincarnato sotto forma digitale come omaggio
a quella lontana e indimenticata esperienza. Strano a vedersi, quel Planet, con il piatto
costituito da masse periferiche separate, più simile ad una stazione orbitante a cui
forse il nome rievocava. Difficile da vendersi, con i suoi comandi manuali ed una troppo
semplicemente efficace trazione a cinghia in un epoca in cui la tecnocrazia del
direct-drive nipponico, il quarzo ed i servocontrolli sembravano padroni del mondo hi-fi
(e hai voglia se lo era). Diciamocelo: il francescanissimo Planet faceva la tenerezza di
un pensionato al minimo. Ma il tempo è gentiluomo e imparzialissimo giudice. Oggi della
trazione diretta rimane traccia (la migliore, tra l'altro, quella dell'epico Technics
SL-1200) solo nelle discoteche, ed il giradischi per antonomasia è esclusivamente,
rigorosamente, ineludibilmente a cinghia. Intanto il nostro Roy, non intimorito dalle
mode, e forte di una buona quota di sano conservatorismo assunto dalla terra in cui opera,
mette in linea il Planar 3, all'inizio equipaggiato dal dignitosissimo braccio ad
"S" R-200, prodotto in Giappone dalla specializzata Lustre. Negli anni '80
arriva 1'RB300. Tecnicamente innovativo, superbamente realizzato, è un braccio diritto,
imperniato su cuscinetti di bassissimo attrito, con portatestina integrato alla canna e
contrappeso in tungsteno, e spudoratamente conveniente da acquistare. Una manna per gli
appassionati. Quel braccio diventa in poco tempo partner ideale e fedele di moltissime
basi griffate (Linn, Roksan, Pink, Michell), facendo terra bruciata nei confronti di più
altolocati e costosi concorrenti. Gandy, non pago, espande la sua area di interesse verso
la base del mercato, succhiando ancora qualcosa dalle pur essenziali strutture del P-3 e
dell'RB300. Nascono il Planar 2 e 1'RB-250, versione in economia (calibrata) dei citati
modelli. È poi il momento di espandere la gamma dei prodotti e con essi, I'azienda. Ecco
le testine, le casse acustiche, le amplificazioni, il giraCD, fino a chiudere il cerchio e
tornare al vecchio, indimenticato primo amore, alimentato e confortato dal fatto che il
buon vecchio vinile mostra una longevità più resistente di quella che i tecnocrati
filodigitalisti della prima gli avevano proditoriamente pronosticato. Oggi, ultimo atto
del secolo e del millennio, Rega non lascia, anzi raddoppia, proponendo all'unisono, un
nuovo lettore digitale in doppio telaio ed un modello celebrativo di giradischi, il Planar
25.
- In medio stat virtus, molta virtus
- Il 25, dotato di braccio RB-600, si pone tecnicamente a metà tra il P-3 ed il P-9, in
un segmento commerciale strategico, virtualmente privo di proposte altresì valide.
- Pur apparendo esteticamente simile al P-9, il P-25 ha a tutti gli effetti una base del
tutto simile a quella dei Planar più economici, vale a dire una tavola di truciolare di
rispettabile spessore rifinita e verniciata nera, sostenuta dai tipici piedoni gommati,
non regolabili in altezza, unico elemento di isolamento del sistema. Nel P-25 questa è di
dimensioni più piccole rispetto al P-3, si da consentire di accogliere la cornice (in
vero legno, disponibile in diverse essenze frassino, noce, ciliegio, palissandro),
divenendo esteticamente assimilabile al P-9. Il contropiatto e relativo sistema
perno/cuscinetto sono quelli del P-3. Il primo è realizzato in plastica dura, irrobustito
da nervature radiali al cui centro trova sede il perno, accuratamente lavorato per far
perfetta aderenza alla boccola in bronzo con cui realizza il meccanismo di rotazione. Il
piatto è in vetro, ed appare del tutto simile a quello dei P-2 e P-3. Anche la cinghia è
la consueta, a profilo tondo, molto corta, stante la ravvicinata distanza tra puleggia di
trasmissione ed il contropiatto. Il motore - a differenza dei modelli più economici - è
solidale alla base, soluzione resa possibile dal tipo di alimentazione utilizzata, la
quale elimina lo scarto iniziale e stabilizza la tensione al valore nominale sin
dall'accensione dell'apparato. Ouesta accortezza dovrebbe quindi eliminare una dei pochi
punti deboli (veniale invero nell'uso pratico), dei P-2 e 3, donando al piatto la
desiderata costanza di rotazione del piatto ed il rischio, pur lontano, di wow &
flutter. Il braccio è l'altra nota lieta. Molto bello nella sua finitura argento, è
costituito da una canna ricavata da un unico pezzo ricavato di fusione di silicio e
alluminio, tecnica tipica di Rega per la costruzione dei suoi bracci, qui attuata
sperimentando materiali compositi, esemplari rigidità e stabilità meccanica. La foggia
è quella classica, con shell integrato e canna rastremata. L'articolazione è su
cuscinetti e le tolleranze sono prossime a quelle contemplate nell'RB-900. La finitura
superficiale è ottenuta tramite polvere di alluminio mentre il contrappeso è l'originale
massa in tungsteno, ora presente solo sui modelli 600 e 900, mentre sul 300 è in acciaio,
al fine di contenere i costi. L'antiskating comprende valori da 0 a 3 grammi ed è di tipo
magnetico. Ricordo che i bracci Rega possono bilanciare testine di massa compresa tra i 4
ed i 9/10 grammi. Fate attenzione quindi nello scegliere testine MC, talvolta di peso
superiore a quello consentito dai Rega.
-
- L'ascolto
- Il P-25 è un giradischi di costo attorno ai due milioni, braccio compreso, motivo per
cui abbiamo scelto per l'ascolto il fonorivelatore Elys, MM da poco più di 400.000 lire,
ideale sotto ogni aspetto. Posto su un tavolino basso della Foundation, progettato
all'uopo (il supporto d'appoggio è molto importante nel caso di Rega: essendo un telaio
rigido, è ovviamente particolarmente sensibile al I'orizzontalità del piano ed alla sua
stabilità e massa), ho quindi approntato diversi stadi phono per saggiarne le
caratteristiche e le virtù. Questo il sistema: sorgenti Rega Planar 3/RB-300/Elys; Rega
Planar 25/RB600/Elys; Mission DAD-3Q (digitale, per un confronto "ideologico");
amplificazioni: Roksan, Luxman, NVA; unità phono Luxman, Moth, TAG/McLaren; diffusori:
Epos ES12, Dali Diva. Cablaggio di varia provenienza, tra cui V.d.H., MIT, StraightWire,
Art, Monster Cable. La valutazione si basa, ovviamente, sulla sorgente in sé per sé, ma
anche sul confronto con il veterano P-3/RB300, usando però la stessa testina per avere
migliori informazioni sulle doti della base e del braccio. Rispetto al classico trittico
Rega, il nuovo pone in risalto un maggiore peso armonico ed una maggiore stabilità
dell'immagine e del fuoco. Meglio declinato e scolpito il basso, mentre il medio appare
più solido e meglio proiettato nello spazio acustico. Gli alti sono invece molto simili
tra loro, un po' più rifiniti nella sorgente celebrativa, ma comunque sostanzialmente
sovrapponibili. Voglio comunque ricordare, per evitare estremizzazioni nella valutazione
dei due front-end, che la combinazione P3/RB-300, a dispetto del suo prezzo, è, e rimane,
uno dei "turntable" più precisi e "sicuri" nella lettura del vinile.
I suoi limiti, semmai, sono di ordine dimensionale (basso scolpito e ritmico, ma non molto
profondo; immagine talvolta vaga e scena acustica non sempre ben circostanziata nei piani
sonori) e non qualitativo in assoluto. Quindi, per favore, non pensate che dopo il
confronto con il suo fratello più giovane ed aitante possa uscire così ridimensionato da
perdere quell'aura di valore storico e prestazionale che - secondo me, rimane invece del
tutto intonso, soprattutto se legato al prezzo. Proseguendo con il P-25, si può
racchiudere la sua personalità sonica nella definizione di un sistema dalle sonorità
virili e fluide, mirabilmente analogiche per calore e avvolgenza armonica, ma anche
incisivamente dinamico quando la registrazione dell'Lp glielo consente, dove sa tirar
fuori escursioni energetiche da far schiattare d'invidia taluni fighetti digitali, sin
troppo presi a tessere l'elogio al particolare fino a perdere di vista l'insieme organico
dell'humus musicale. L'alto è ben risolto nel transiente e tonalmente misurato, con
un'architettura prospettica costruita con dovizia, rispettando piani e soggetti sonori.
Dimensionalmente autorevole, il P-25 sa essere molto comunicativo e fedele tramite una
confidenzialità dell'emissione che può più o meno svilupparsi felicemente in funzione
dello stadio RIAA con si associ. Può sembrar lapalissiano - ma dotare questa sorgente
della migliore unità RIAA che ci si può permettere è un'operazione da mettere in
preventivo con la massima determinazione. La conferma di questa tesi arriva dall'ascolto
del P25 con 1'unità phono TAG/McLaren, oggetto da quasi cinque milioni, ben costruito e
dotato di un'eccellente versatilità. Con questo, il P-25 ha esibito un corollario di
bontà che lo rende tonalmente molto simile al P-9, anche se di questo gli manca la
devastante dinamica e protervia analitica. Concludendo, mi sento in pace con me stesso
nell'affermare che il P-25, con il suo ottimo RB-600, celebra nel modo migliore il suo
personale giubileo (parola che a Roma provoca brividi lungo la schiena... è), formando
una sorgente dal valore aggiunto ancor superiore ai pur sempre validissimi P-3/RB-300,
disponendo di un drive ancor più ficcante e di spalle armoniche e prospettiche molto
prossime alla macchina ammiraglia. Non conosco ancora il prezzo del braccio singolo, ma
c'è da giurarci che darà presto il cambio all'RB-300 in tutte quelle combinazioni
extraRega dove finora ha prestato ottimo servizio. Azzeccatissimo, come sempre, il prezzo,
che lo rende molto competitivo nel settore giradischi di qualità e tra le sorgenti in
assoluto. Grazie ancora una volta Roy, grazie Rega di esistere e di esportare felicità
audiomusicale a prezzi umani. Arrivederci nel 2024!
Gianfranco Machelli