Rivista |
Data / Nr. |
Argomento della recensione |
Autore |
Suono |
Ott '98/303 |
Diffusori Xel |
Antonello Oliva |
diffusori Rega Xel
Nel mondo dell'Alta Fedeltà i fattori che più d'altri risultano
determinanti per il successo di un marchio sono, ovviamente, la qualità e la resa sonica
dei propri prodotti. Ma pure altri aspetti, come il blasone della casa costruttrice, la
ricchezza estetica, e perché no, alcuni "effetti speciali" non sempre utili,
contribuiscono non poco al fascino e alla fortuna commerciale. Rega invece appartiene a
quella ormai esigua schiera di costruttori che motiva interamente le proprie scelte al
raggiungimento della massima qualità possibile nell'ordine di prezzo d'appartenenza,
relegando in secondo piano tutto quanto non ritenuto fondamentale allo scopo.
- La politica commerciale di Rega, così pragmatica nell'accezione corrente del termine, e
cosi lontana sia dai luccicanti colpi di scena commerciali, sia dagli eccessi
fondamentalisti, ha permesso al marchio inglese di mantenere nel tempo, e passo dopo passo
consolidare, quella posizione di prestigio acquisita inizialmente grazie alla produzione
di giradischi, bracci e testine.
- Prodotti questi, sin dagli esordi caratterizzati da un'ottima qualità costruttiva e
musicale, e dal prezzo favorevolmente contenuto. Un altro elemento che depone sicuramente
a favore della casa dell'Essex è la longevità del proprio catalogo, tant'è che ancora
oggi, a distanza di parecchi anni dalla loro uscita apparecchi storici quali il giradischi
Planar 2, il Planar 3, o ancor di più il braccio RB 300, pur se rivisti e aggiornati in
alcune loro parti, godono di eccellente considerazione sia presso il pubblico degli
audiofili, sia presso altri costruttori audio, che spesso li utilizzano in loro
realizzazioni. Ma ciò che ha fatto fare il definitivo salto di qualità, proiettando
l'azienda Rega nell'olimpo dell'hi-fi britannica, e di conseguenza mondiale, è stato
qualche anno fa l'uscita del CD player Planet, una macchina straordinaria per robustezza e
musicalità, venduta al prezzo di un plasticoso compattone di media taglia.
- Questi risultati, com'è presumibile, non sono mai casuali, ma frutto invece di scelte
attente, mai avventate né banali, e di una visione globale, di chi tali scelte le elabora
e le amministra, certamente ampia e lungimirante. Alla Rega, chi da sempre occupa questo
ruolo, è Roy Gandhi, che oltre ad essere proprietario del marchio, è anche un grande
appassionato di musica, e musicista egli stesso, visto che agli annali risulta essere il
chitarrista dei "Gannet". Circa l'abilità e la fama di questi ultimi o dello
stesso Gandhi alla sei corde acustica non ne so nulla, ma questo in fondo non ha nessuna
importanza, perché alla Rega producono macchine per la riproduzione della musica, non
musica. A questo proposito però ritengo che per un costruttore di hi-fi, masticare musica
e tecnologia, sia comunque sempre molto meglio che masticare solo tecnologia.
- A onor di cronaca ricordo che la produzione attuale della casa inglese varia dai
giradischi analogici, bracci, testine e accessori compresi, ai diffusori, dai cavi alle
elettroniche, siano esse amplificazioni a due telai, integrati, o CD player.
- La prova in oggetto su queste pagine dell'Amateur riguarda i diffusori XEL, dei due vie
da pavimento "top of the line", che come consuetudine della casa, usano per il
caricamento delle vie basse non il più comune bass-reflex, ma la linea di trasmissione.
Gli XEL si presentano, manco a dirlo, come qualunque altro prodotto Rega, ovvero non
particolarmente eleganti né particolarmente scarni, ma finemente vestiti da una sorta di
taglio monastico, fatto di sobrietà, precisione, sostanza e praticità. Le finiture in
vero legno e l'elegante sviluppo in altezza, conferiscono comunque alle due torri una
efficace gradevolezza estetica. Il mobile, costruito immagino in medium density
fibreboard, misura infatti 98 cm di altezza per una pianta di 21 cm di lato e 30 di
profondità, presentando quindi un ingombro a terra non superiore a quello che occuperebbe
un minidiffusore con il suo piedistallo. I dubbi sulla natura del materiale impiegato per
la costruzione, dipendono dal fatto che nonostante i tentativi non siano stati pochi, né
propriamente gentili, non c'è stato verso di scardinare uno che fosse uno dei sei
altoparlanti in dotazione alla coppia. Per cui sono spiacente, ma stavolta niente notizie
dall'interno, se non quelle pochissime elargite con gran parsimonia dal costruttore, che
evidentemente, non ritiene utile più di tanto un'esauriente informazione circa le
caratteristiche tecniche. Punto di vista, che tutto sommato mi sento anche di poter
condividere, visto che in fondo mica stiamo parlando di automobili. Sempre per quanto
riguarda il mobile, vi sono però da annotare alcune peculiarità, che testimoniano una
certa cura nella progettazione, e comunque il fatto che ci troviamo davanti a un diffusore
affatto banale. Tanto per cominciare il pannello anteriore si presenta con una evidente
inclinazione all'indietro, e ciò come sappiamo, oltre a realizzare la messa in fase
meccanica tra i vari trasduttori, consente ai pannelli anteriore e posteriore di non
trovarsi in posizione parallela tra loro, a tutto beneficio quindi della limitazione di
onde stazionarie. Lo stesso pannello anteriore inoltre supporta gli altoparlanti tramite
l'aggiunta di un ulteriore foglio di MDF, ben più spesso, e fortemente rastremato su
tutti e quattro i lati, al punto che il baffle vero e proprio si riduce da 21 a 17,5 cm di
larghezza. Infine al posto delle comuni punte, da avvitare solitamente negli appositi
alloggi filettati ricavati sul fondo del mobile, le Rega adottano una base tubolare, che
essendo lateralmente più larga della pianta del mobile, contribuisce efficacemente a
conferire maggiore stabilità. Questo supporto, che reca ovviamente delle filettature dove
vanno montati gli spikes, volendo può all'occorrenza essere riempito di sabbia, e agire
cosi anche da ottimo sistema smorzante. Passando a parlare degli altoparlanti, le poche
cose che posso riferire è che per il tweeter si è fatto ricorso ad uno Scan Speak
costruito su specifiche, mentre i due piccoli woofer sono di costruzione della stessa
Rega. Questi ultimi, apparentemente identici tranne per il trattamento della membrana che
ne rende diverso l'aspetto, e la frequenza di risonanza, sono entrambi in carta e con
medesime sospensioni e dimensioni, ma quello dedicato alle gamme inferiori, oltre che ad
essere caricato da un apposito labirinto, utilizza una bobina avvolta su otto strati, che
tra le altre cose rende più agevole l'uso di un crossover meno complesso. Della
sensibilità non ho dati certi, ma a orecchio, credo di poter affermare che superi
tranquillamente i 90 dB.
- E veniamo dunque al resoconto della prova d'ascolto, svoltasi nella sala di SUONO, per
la quale sono stati usati come impianto principale il CD player Rega Planet ed il finale
Audion 300B Silver Night, un 2 x 7 watt con stadio di potenza a triodi, che essendo
provvisto di potenziometro è stato usato esattamente come un amplificatore integrato. I
cavi di segnale erano Nordost Flat Line e quelli di potenza Van den Hul della serie
Hybrid. La seduta ha come al solito inizio con The Montreal Tapes (Charlie Haden - Verve),
e con i diffusori posizionati a un metro e mezzo dal fondo e a un metro dalle pareti
laterali, senza osservare alcuna convergenza verso il punto di ascolto. La prima
impressione che annoto nei miei appunti riguarda la rotondità del contrabbasso. Rispetto
ad altri sistemi ultimamente ascoltati, i Rega XEL conferiscono al suono un tocco di
minore legnosità, che soprattutto nelle escursioni più profonde dello strumento,
significa anche superiore ricchezza di armonici, pienezza e, appunto, rotondità. Annoto
il termine "largo", un contrabbasso largo, e lo intendo come estremamente
positivo e coinvolgente. Forse preferirei un pizzico di incisività in più sulle note
più acute, ma non ne sono del tutto convinto, potrebbe anche non dipendere dalle casse. I
tamburi di Ed Blackwell mi paiono ben spessi e realistici, timbricamente pieni, mai
stitici o secchi. Durante l'assolo di Happy House, mi accorgo che è impossibile non
seguire il tempo con il piede, e questo perché la riproduzione è davvero molto
"live" ed eccitante. Anche i piatti superano l'esame a pieni voti, ricchi come
sono di caldi riflessi luminosi. Sulla tromba di Don Cherry, forse il solo piccolo
appunto: è più vellutata e morbida di altre volte, e probabilmente le manca quella punta
di cattiveria che, a mio giudizio è presente nell'incisione che sto ascoltando. Per
quanto riguarda la scena, non è larghissima, ma lascia comunque sufficiente spazio tra i
musicisti, e l'ambienza è riprodotta più che egregiamente.
- Cambiando del tutto genere, passo all'ascolto di L'Anima du munnu (Taberna Mylaensis -
Paradox, disco di cui ci siamo già occupati in un articolo di Piero Bottali sul numero di
settembre), un CD indefinibile e straordinario (soprattutto se si è in grado di
comprendere il siciliano), che mette subito in evidenza, in modo ancor più tangibile di
prima, la propensione dei diffusori a scomparire letteralmente dalla scena. La voce del
cantante viene resa con una naturalezza ed una fedeltà timbrica che lasciano di stucco,
mentre le chitarre acustiche sono davvero complete di tutte le loro naturali risonanze. Il
suono è a tratti maestoso, ma sempre molto pulito e levigato, ed in basso si conferma la
generosissima estensione della linea di trasmissione, non disgiunta però da un ottimale
senso di articolazione e smorzamento. Un doveroso accenno va fatto però a questo punto
all'eccellente Audion Silver Night, non fosse altro per i suoi 2 x 7 watt che sembrano di
fatto molti ma proprio molti di più.
- Con il Blues elettrico di John Lee Hooker (Mister Lucky - Silvertone), torna però a
manifestarsi a tratti quella sensazione di lieve mancanza di vigore sul medio basso, ed
anche la momentanea sostituzione dell'Audion da parte dell'Euphya Alliance, che riallinea
sotto questo aspetto di parecchio la situazione, ma non ne cancella del tutto l'impronta,
lascia supporre che certe morbidezze o mancanze di perentorietà, per quanto lievi e
spesso perfino trascurabili, sono comunque da ricercare più nel DNA dei due diffusori
inglesi che non altrove.
- Alle prese con la grande orchestra nell'Alexander Nevsky di Sergej Prokofiev (Claudio
Abbado/London Symphony Orchestra - Deutsche Grammophon), mi sorprende una grancassa resa
apparentemente senza alcuna limitazione in profondità, e anche se la scarsa potenza del
piccolo Audion ne smussa inevitabilmente immanenza e impatto, il risultato è da ritenersi
in assoluto godibile e completo. Per quel che riguarda gli XEL, l'incedere viene
restituito con la giusta cadenza e drammaticità, mentre gli ottoni e le voci maschili in
particolare vengono riprodotti con trasparenza, generosità, e una godibilissima
sensazione di naturale presenza. Altri ascolti si sono poi succeduti, ma l'impronta
fornita dagli XEL non si è modificata più di quanto fosse lecito attendersi, anche dopo
una conoscenza più particolareggiata e approfondita, per cui ritengo di potere riassumere
dicendo che la prova di ascolto ha messo in luce aspetti sicuramente di pregio, come la
grande capacità di scendere in frequenza conservando fiato, articolazione, pulizia e
dettaglio, una musicalità elargita sempre con generosità e rispetto dell'evento
originario, e una generale correttezza di fondo riscontrabile praticamente su tutti i
parametri solitamente scandagliati in questo genere di test. Di contro, quell'attitudine a
prediligere, o a meglio interpretare più la porzione bassa dei vari armonici, in certi
frangenti può spingere a desiderare miglior senso del ritmo e velocità. Ma attenzione,
ciò non vuol dire che siano lenti e mollacciosi, altrimenti avrei scritto che sono lenti
e mollacciosi. Sono semplicemente diffusori da abbinare con attenzione, in modo da
assecondarne e valorizzarne la personalità, e metterli quindi nelle condizioni di
esprimere al meglio le loro indiscutibili capacità musicali. Da ascoltare e possibilmente
interfacciare con attenzione.
Antonello Oliva