Rivista |
Data / Nr. |
Argomento della recensione |
Autore |
Fedeltà del Suono |
Gen-Feb 2000/78 |
Sistema Rega |
Andio Morotti |
sistema Rega
Un impianto monomarca.
Tra le tante leggende che vale la pena sfatare nel mondo dell'hi-fi c'è quella secondo
la quale un impianto che si rispetti deve per necessita essere composto da pezzi di marche
diverse, espertamente accostati dall'audiofilo in base ad approfondite prove d'ascolto.
Quello che non va è il per necessità. Questa prova vuole dimostrare che è possibile
tarare l'impianto sui propri gusti anche scegliendo i componenti all'interno della stessa
marca. A condizione, natuuralmente, che questa sia una casa seria e con un listino
completo e ben fornito.I1 fatto è che in ognuno di noi audiofili di lungo corso si cela
una certa dose di aristocraticità che tende a farci scartare a priori soluzioni troppo
facili e, dunque, di massa. E l'impianto monomarca, ai nostri occhi, assomiglia troppo ai
coordinati della mid-fi commerciale. A ben vedere, invece, è una delle soluzioni più
logiche per ottenere un buon suono. Mi pare evidente, infatti, che una casa metta a punto
il suono dei suoi apparecchi in relazione agli altri componenti prodotti dalla stessa
casa. Così, ad esempio un amplificatore sarà ascoltato con le casse della stessa marca e
sarà immesso sul mercato quando il risultato ottenuto sarà quello voluto dai
progettisti. Lo stesso discorso, ovviamente, sarà valido anche per le casse. Perciò non
mi sembra proprio il caso di fare gli schizzinosi davanti a un impianto di vera hi-fi solo
perché è monomarca. Anzi, è una garanzia in più. A due condizioni: primo, che la
filosofia sonica di quella casa ci piaccia e ci convinca, secondo, che la casa in
questione sia una di quelle serie, che sanno che cosa vuol dire un suono veramente hi-fi e
che hanno il know-how necessario per ottenerlo.
Gli obiettivi di questa prova.
Il primo obiettivo è ovviamente quello di presentare una struttura
d'impianto di prezzo medio che mi ha particolarmente convinto per il suo rapporto
suono/prezzo.
Il secondo obiettivo è quello di farvi conoscere alcuni componenti che considero
assai validi, anche indipendentemente dal fatto di essere inseriti in questa particolare
catena.
Il terzo obiettivo è quello di ritornare ancora una volta a fare qualche fondata
considerazione sull'importanza della sorgente.
Il quarto obiettivo è quello di ragionare sulla messa a punto dell'impianto e
sulla scelta dei componenti.
Il quinto obiettivo, sempre più elitario, è quello di ricordare agli
interessati che il suono dell'analogico è tutt'altro che superato.
Troppi obiettivi? Forse. Ma vedrete che la risposta ad uno può implicare, almeno
parzialmente, la risposta ad un altro.
- L'impianto che ho scelto è REGA.
- Quali sono i motivi di questa scelta? Sono tanti e ve li dirò con molta chiarezza. Rega
è una realtà che esiste sia sul piano costruttivo che su quello commerciale. Sono
decenni che questo marchio è presente sul mercato dell'alta fedeltà vera con prodotti
ben caratterizzati e dal prezzo accessibile. Sono convinto che questo sia già di per sé
un biglietto da visita di tutto rispetto. Rega ha un catalogo non sterminato, ma completo:
testine, bracci e giradischi analogici; giradischi digitale a uno o due telai,
amplificatori integrati preamplificatori; finali di potenza; un sintonizzatore; diffusori;
cavi di potenza e di segnale. Scegliendo all'interno di questo listino diventa possibile
la costituzione di impianti monomarca dai 4 ai 20 milioni. I1 monomarca diventa, dunque,
tutt'altro che una non-scelta. I prodotti Rega godono di un rapporto suono/prezzo
assolutamente invidiabile e costituiscono una valida scelta in tutte le fasce di prezzo.
Poiché, però, hanno una loro ben precisa filosofia sonica, è comprensibile che abbiano
estimatori e detrattori. Personalmente sono tra gli estimatori e la frequenza con la quale
apparecchi di questo marchio compaiono nelle mie prove mi pare che ne sia la testimonianza
migliore: la credibilità di un recensore passa anche dalla scelta degli apparecchi che
usa nelle prove. E per questa prova gli apparecchi utilizzati sono i seguenti: diffusori
Rega Ela; finale di potenza Rega Maia; preamplificatore Rega Cursa con scheda phono MM.
Questi componenti costituiscono la parte fissa dell'impianto. La parte variabile è invece
data dalle sorgenti. Ho utilizzato due sorgenti analogiche e due digitali di prezzo e di
classe diversi. E così accanto al tradizionale Rega Planar 3, qui nella versione C con
telaio colorato, ho usato il nuovo Rega Planar 25. Su entrambi ho montato lo stesso
fonorivelatore, il nuovissimo Rega Super Elys. Come sorgenti digitali ho utilizzato
l'ormai classico cdp integrato Rega Planet e il lettore di cd in due telai Rega Jupiter
più convertitore Io.
-
- L'ambiente d'ascolto
- Stavolta la descrizione dell'ambiente delle mie prove non ha solo la funzione di
chiarire uno dei parametri più importanti per la valutazione del suono di un impianto.
Voglio dire che i quasi 100 mc della mia sala prove, dall'acustica ottimizzata attraverso
l'uso di numerosi Tube Traps, strategicamente disposti lungo le pareti, non devono essere
visti come una sorta di ambiente ideale dove gli impianti suonano in maniera irripetibile
e con risultati non confrontabili con quelli ottenibili in altri ambienti. Al contrario,
essendo questa la prova di un impianto monomarca, sarà facile per tutti gli interessati e
i curiosi andare ad ascoltarlo presso uno qualunque dei rivenditori autorizzati Rega e
sarà quindi possibile per tutti confrontare la mia recensione con quello che i loro
orecchi sentiranno direttamente. Sono convinto che sarà un esperimento interessante sia
per voi lettori che per me, se vorrete cortesemente inviarmi i vostri pareri. Da parte
mia, vi garantisco che questo Rega è un impianto che vale la pena di ascoltare per il suo
complessivo equilibrio e il notevole grado di raffinatezza. Se siete davvero audiofili, e
quindi davvero appassionati di musica, non potete perdere l'occasione di provare un
impianto che sembra proprio nato per l'ascolto di lungo corso (e di alta qualità). Tra
l'altro può essere interamente telecomandato dal nuovo telecomando Solar, in dotazione al
cdp.
-
- Diffusori Rega Ela
- Si tratta di diffusori da pavimento a due vie transmission line. Le dimensioni contenute
(20 x 84 x 30 cm) favoriscono l'inserimento senza problemi in qualunque ambiente
d'ascolto. La linea è piacevolmente slanciata, grazie all'inclinazione del baffle. Buono
il livello di finitura anche se assolutamente lontano da qualunque forma di ricchezza o di
ostentazione. Il mid-woofer è un cono con membrana in carta da 130 mm, di costruzione
Rega. Il tweeter è invece un componente a cupola da 19 mm costruito dalla Scanspeak su
specifiche Rega. La frequenza di taglio si colloca sui 3.500 Hz, che sono una frequenza
sufficientemente alta per garantire un livello tranquillo di coerenza proprio in quella
gamma media (medio alta e medio bassa) che costituisce il fondamento del suono di
qualunque impianto. Il costruttore, nelle quasi inesistenti note esplicative (le vecchie
abitudini in casa Rega sono dure a morire) ci tiene a chiarire che: "la cura posta
nella realizzazione dei driver e del cabinet elimina la necessità di un complesso
circuito di cross-over". E questa dovrebbe essere una ulteriore garanzia di buon
suono a un prezzo ragionevolmente contenuto. Le Ela costano infatti 2.450.000 lire la
coppia, che sicuramente non è poco in assoluto, ma non è neppure molto per dei diffusori
da pavimento. Certo non sono casse in legno massello, che tra l'altro sarebbero anni luce
lontane dalla filosofia progettuale Rega, assai più propensa ad utilizzare le risonanze
del cabinet che ad eliminarle: è una soluzione che costa meno e, forse, è anche più
stimolante dal punto di vista tecnico. Fatto sta che il peso di una Ela non supera i 15
kg, punte verso il pavimento comprese. Una lode particolare mi sento di fare alla griglia
copripolvere, semplicissima, robusta, leggera ed estremamente funzionale. Certo, è sempre
meglio toglierla quando si ascolta musica, ma non è certo la sua presenza che cambia il
suono delle Ela da così a così, a meno che non siate dei fanatici della trasparenza.
Decisamente meno mi piace la morsettiera: due soli morsetti nella solita vaschetta di
plastica economica. Fortunatamente i morsetti sono quanto di più tradizionale si può:
banane 4 mm, cavo spellato e forcelle; però sono piuttosto ravvicinati e certamente non
offrono il massimo della piacevolezza nell'utilizzo. Sarà un mio pallino, ma a me le
casse con dei robusti e massicci morsetti in rame danno un senso di piacere e di
tranquillità; come se il diffusore fosse di un altro livello di qualità. Bisogna però
riconoscere che la Rega, che tende ad offrire ai suoi clienti dei prodotti dall'invitante
rapporto suono/prezzo sa dove mettere le mani per risparmiare sui costi di costruzione
senza troppo penalizzare il risultato sonico. Perciò limitiamoci a prendere atto che le
Ela sono fatte come sono fatte e che il risultato finale degli inevitabili compromessi
costruttivi è ampiamente positivo, sia per l'estetica che per il suono. In più questi
diffusori non hanno particolarmente problemi né di posizionamento né di pilotaggio. I 91
dB di efficienza assicurano loro la possibilità di essere amplificati con tutta
tranquillità anche da finali da una ventina di watt senza essere assolutamente
penalizzati in campo dinamico. Per quanto riguarda il posizionamento, poi, le Ela
richiedono semplicemente di non essere appoggiate alla parete di fondo, anche per dar modo
all'apertura della linea di trasmissione, collocata nella parte superiore del pannello
posteriore di fare tranquillamente il proprio lavoro. Per il resto, tranquilli: il
bilanciamento tonale è praticamente sempre il medesimo e la pulizia complessiva del suono
si mantiene sempre su livelli piuttosto alti. L'unico parametro che varia, ma non
esageratamente, è la scena acustica, e in particolare la sua profondità. Preoccupatevi
comunque di orientare le Ela di qualche grado verso il punto di ascolto (senza esagerare,
però!) e di non distanziarle troppo l'una dall'altra. Poi, se ne avete la possibilità,
non vi resta che fare qualche prova di avvicinamento o di allontanamento dalla parete
posteriore fino a che non trovate un soundstage dimensionato proprio come piace a voi. Non
è difficile e in ogni caso avete la tranquillità che la scena non diventerà mai
totalmente piatta e confusa. Vi assicuro che la maggior parte dei diffusori che hanno
l'emissione posteriore del reflex o della linea di trasmissione presentano molti più
problemi di posizionamento della Ela, se si vogliono ottenere un equilibrio tonale come si
deve, una pulizia sonica al di sopra di ogni sospetto e un credibile soundstage. Dal punto
di vista sonico questi Rega sono caratterizzati da una grande accuratezza, da notevole
raffinatezza e da una complessiva coerenza. Voglio dire: non sono casse che cedono alla
benché minima tentazione di spettacolarità fine a se stessa. Perché, in effetti, la
gamma bassa sa essere estesa come si deve e con la giusta autorevolezza. Ma sono cose che
le Ela fanno perché così il suono è corretto e naturale, non perché l'ascoltatore
venga colto da brividi di entusiasmo a bassa frequenza. Ugualmente, in alto c'è un buon
respiro e una notevole capacità di rifinitura; ma anche qui siamo anni luce lontano da
eccessi di iper-trasparenza o iper-ossigenazione del suono. Le Ela hanno classe e la
classe non ha eccessi. Sanno benissimo di essere dei diffusori da due milioni e mezzo la
coppia, e non da dieci, ma lo sanno senza falsa modestia e senza lacrimevole umiltà.
Hanno dignità e sanno di essere tranquillamente in grado di confrontarsi ad armi pari con
tutti i migliori diffusori esistenti sul mercato fino alla fascia dei tre milioni - tre
milioni e mezzo. Poi sarà il gusto dell'audiofilo a scegliere tra questo o quel suono,
oppure sarà il più o meno felice interfacciamento col resto dell'impianto a fare quella
differenza che conta. Da parte loro le Ela si dimostrano piuttosto sensibili al carattere
sonico dell'amplificazione. Se è vero - come vi ho già detto - che non sono affatto
schizzinose per quanto riguarda la potenza (le ho provate con un vecchio Rotel 820 che le
ha pilotate in assoluta scioltezza), è anche vero che, per quanto concerne il carattere e
la qualità dell'amplificazione, la sensibilità è notevole. Le Ela, proprio per la loro
adattabilità, lasciano ampio spazio al suono della catena a monte, pur rimanendo sempre
fedeli a sé stesse e alla propria correttezza. Possono tranquillamente essere casse da
valvole; ma rendono tutti gli onori anche ai finali a stato solido più veloci e dinamici.
Certamente con le amplificazioni Rega non hanno bisogno di operare scelte di priorità tra
le proprie caratteristiche soniche e quelle del resto dell'impianto, perché, decisamente,
il suono Rega è sempre coerente con se stesso.
-
- Preampli Rega Cursa e finale Maia
- Da un paio d'anni a questa parte la Rega si è preoccupata di rinnovare una parte delle
elettroniche del suo listino. E così sono stati immessi sul mercato l'integrato Mira,
interamente telecomandabile, e il preamplificatore Hal, accompagnato dai due finali
monofonici Exon. Questa attività di rinnovamento prosegue con la coppia Cursa-Maia. I1
Cursa è un pre di linea telecomandato al quale è possibile aggiungere una scheda phono
opzionale MM o MC inseribile con connessione a pettine direttamente all'interno
dell'apparecchio. I1 Maia è un finale stereo conuna circuitazione completamente dualmono.
Con i suoi 85 watt su 8 ohm per canale è in grado di pilotare agevolmente qualunque
diffusore. Certo che il rinnovamento delle elettroniche è fondamentalmente circuitale,
dal momento che dall'esterno la linea dei prodotti Rega non è cambiata praticamente per
nulla: solito cabinet in fusione di alluminio dal design inconfondibile; semplicità
costruttiva, ma anche un livello di ingegnerizzazione che ha raggiunto ormai l'optimum.
Secondo la logica Rega, quindi, non c'è assolutamente nessun motivo per cambiare questi
particolari che, anzi, proprio adesso hanno raggiunto il più favorevole rapporto
qualità/prezzo. All'ascolto però ci si accorge subito che i tecnici della Rega hanno
lavorato e lavorato bene. Sono pochissimi gli apparecchi in questa categoria di prezzo che
possono vantare un suono così dinamico, definito, ricco di particolari e, soprattutto,
arioso, aperto ed equilibrato come l'accoppiata Cursa/Maia. Ciò che colpisce
immediatamente è la facilità di emissione, che si rivela e si manifesta in una dinamica
pressoché ineccepibile, una di quelle dinamiche che ci sono senza farsi troppo notare,
senza sottolineare la propria presenza con velocità non giustificate e con una
evidenziazione spettacolare delle variazioni di pressione acustica. Certamente ci sono
apparecchi dalla dinamica più travolgente, ma, chissà perché, o appartengono tutti ad
una classe di prezzo superiore, oppure non abbinano la velocità con l'equilibrio e la
correttezza così come sa invece fare il Rega Maia. I1 preamplificatore, da parte sua,
aggiunge alle doti del finale una lodevole capacità di analisi e delle apprezzabili
caratteristiche di trasparenza e naturalezza. In particolare, questa prova ha messo in
luce anche l'ottimo livello dell'ingresso phono MM, corretto, equilibrato e adeguatamente
analitico. Davvero non si sente il bisogno di chiedere di più per una sorgente analogica
del livello dei Planar con il fonorivelatore Super Elys. Forse, se si utilizzasse il
Planar 25 con la testina Exact, un pre phono di classe più elevata sarebbe più indicato,
ma con la Super Elys, per quanto sia un fonorivelatore eccellente, l'esigenza di un
ingresso phono di qualità migliore non si fa poi così sentire; neppure con il Planar 25.
E questo va detto a lode dei tecnici della Rega, che evidentemente hanno curato la scheda
opzionale per il preamplificatore Cursa in maniera scrupolosa e quasi anticonformistica in
un'epoca come questa di totale digitalizzazione delle sorgenti.
-
- Il problema delle sorgenti
- Tranquillizzatevi: non voglio ritornare per l'ennesima volta sulla disputa tra il suono
analogico e il suono digitale. Ormai credo che sia diventato chiaro per tutti che si
tratta di due realtà estremamente diverse e di difficile confronto. Sul piano commerciale
non c'è alcun dubbio che il digitale sia rimasto l'incontrastato padrone del campo, sul
piano invece della qualità del suono credo che ci siano pochi dubbi che il livello di
musicalità dell'analogico sia rimasto assolutamente insuperato. Anche i recenti sviluppi
del DVD Audio e dell'SACD, che stanno annunciando indubbi miglioramenti qualitativi nel
suono digitale non concorrono con l'analogico, perché rimangono miglioramenti all'interno
delle caratteristiche del suono digitale. Difficilmente perciò l'analogista si sentirà
soddisfatto, ma altrettanto difficilmente il digitalista vorrà ritornare
"indietro" all'analogico. Salomonicamente ho inteso presentare due sorgenti
digitali di livello diverso e due sorgenti analogiche, anch'esse di classi diverse, ma
accomunate dal montare l'identico fonorivelatore. Del Rega Planet e dell'accoppiata
Jupiter + Io ho avuto modo di parlare anche recentemente in diversi articoli, dal momento
che ho sempre considerato queste due sorgenti Rega dei veri e propri riferimenti
nell'ambito del suono digitale di classe media. Non starò quindi a ripetere quanto ho
scritto nei recenti articoli dedicati a questi apparecchi. Mi limiterò a riassumere
alcune delle caratteristiche peculiari del suono digitale Rega: si tratta di un suono
naturale, caratterizzato da una certa dose di autorevolezza, fatta di corposità e di
dinamica, da un buon equilibrio timbrico e da una complessiva neutralità e trasparenza.
Ho anche avuto modo di sottolineare come l'accoppiata Jupiter + Io sia capace di
presentare a un maggior livello di raffinatezza e credibilità le caratteristiche già
presenti nel Planet. Un analogo discorso deve essere fatto anche per il giradischi Planar
25 nei confronti dell'ormai ultraclassico Planar 3. Nella prova d'ascolto dedicata al
nuovo giradischi della Rega ho cercato di sottolineare come il 25 sia realmente un
miglioramento delle caratteristiche soniche del Planar 3, senza esserne uno
stravolgimento. Devo dire che sono rimasto colpito dalle analogie che ho trovato nel
confronto tra il Planet e l'accoppiata Jupiter + Io e fra il Planar 3 e il Planar 25.
Direi che si potrebbe instaurare una proporzione: il Planet sta allo Jupiter + Io come il
Planar 3 sta al Planar 25. Anche in termini economici la proporzione regge: 1.690.000:
3.480.000 = (1.190.000 + 690.000): (2.280.000 + 690.000). Be', più o meno. E' stato da
queste osservazioni che mi è venuto in mente non tanto di tornare a riprovare le sorgenti
che ormai ben conosco (con l'unica eccezione del fonorivelatore Super Elys di cui vi dirò
tra poco), ma di provare a fare qualche considerazione sull'influenza della sorgente sul
suono finale dell'impianto. Qualche anno fa, o meglio, ripensandoci, ormai parecchi anni
fa, era uno dei temi di moda tra gli audiofili: se si dovesse puntare sulla qualità della
sorgente per avere un reale miglioramento della qualità del suono finale dell'impianto,
oppure se fosse preferibile cercare di utilizzare diffusori migliori o una più
convincente amplificazione. Le opinioni, come al solito, erano divise e, come al solito,
probabilmente un po' di ragione l'avevano tutte. Resta però un fatto incontrovertibile:
se noi partiamo da un segnale non corretto, è assolutamente impossibile che ciò che sta
a valle della sorgente possa migliorarlo; se invece partiamo da un segnale
fondamentalmente corretto, è chiaro che un miglioramento dell'amplificazione o dei
diffusori implica anche un miglioramento del suono finale. In ogni caso il segnale deve
nascere corretto e ciò che differenzia una sorgente di un certo livello qualitativo da
un'altra è, o dovrebbe essere, la capacità di leggere correttamente e compiutamente
tutto ciò che è inciso sul disco, analogico o digitale che sia. Ma prima di inoltrarci
nell'analisi dei risultati di questa prova, credo sia opportuno, come vi avevo promesso,
dirvi due parole sul fonorivelatore Super Elys. Si tratta di un ibrido tra la Elys e la
Exact, con un prezzo praticamente intermedio tra le due, ma con un suono a mio avviso più
vicino a quello della Exact che a quello della Elys. Il che significa che è un ottimo
affare. Certo non ha la raffinatezza eccezionale della Exact, né la sua analiticità,
confrontabili solo con quelle delle grandi testine MC, ma tra le MM è una gara
estremamente dura trovare altri fonorivelatori che abbiano la velocità e l'accuratezza
della Super Elys. Ancora un successo quindi per i tecnici della Rega, o, almeno, è un
successo a parere di quegli audiofili ai quali, come a me, piacciono le caratteristiche
peculiari del suono dei prodotti della casa inglese. A questo punto credo che la domanda
fondamentale da porsi sia la seguente: la proporzionalità che vi ho evidenziato più
sopra vale anche tra il diverso esborso economico e il risultato sonico finale
dell'impianto? Cioè: se io invece di un Rega Planar 3 compro un Planar 25 spendendo un
milione e rotti in più, oppure, invece di un Planet, con l'aggiunta di un milione e
settecentomila, uno Jupiter + Io nel suono finale dell'impianto ho un miglioramento
proporzionato all'aumento di spesa per la sorgente? Credo che il problema sia
fondamentalmente questo. La mia risposta è affermativa, però bisogna intendersi: i
miglioramenti di cui vi parlo non sono quegli stravolgimenti che colpiscono gli orecchi
degli audiofili alle prime armi, quanto piuttosto quelle variazioni di raffinatezza,
correttezza e ariosità che solo un orecchio allenato da anni di ascolto può considerare
veramente importanti. Voglio dire che un impianto come quello di questa prova già con la
sorgente "minor", sia essa analogica sia essa digitale, ha caratteristiche di
correttezza, piacevolezza e musicalità che pochissimi impianti di questa fascia di prezzo
possono vantare. Così a memoria, per esempio non riuscirei citarvene nessuno. Perciò il
mio consiglio è quello di non investire soldi in una sorgente di migliore qualità se non
avvertite impellentemente l'esigenza di un miglioramento complessivo di alcune
caratteristiche soniche del vostro impianto. Nel nostro caso c'è da dire che sia il
Planar 3 sia il Planet sono dei veri e propri mostri nel rapporto suono/prezzo, e che
quindi hanno delle prestazioni soniche molto superiori al loro segmento di appartenenza.
Se però voi siete degli audiofili di provata esperienza e il vostro orecchio avverte come
poco tollerabili certe secchezze o certi impastamenti, non esitate a cambiare la sorgente.
L'autorevolezza complessiva e la raffinatezza del suono ne risentiranno beneficamente, per
non parlare della fluidità di emissione e della dinamica complessiva. A tutti gli effetti
l'impianto cambia di livello, anche se certamente non è con il semplice passaggio da una
sorgente all'altra che possiamo trasformare un impianto di classe medio-alta in uno
cosiddetto hi-end.
-
- Il suono dellimpianto
- Tra gli obiettivi di questa prova vi avevo indicato anche quello di presentare un
impianto di prezzo medio che mi è particolarmente piaciuto. Credo che il suono della
catena Rega, sia con la sorgente digitale sia (e forse ancor di più) con quella
analogica, sia la conferma di quelle considerazioni sulla opportunità della scelta di un
impianto monomarca che facevo all'inizio dell'articolo. Non vi è nulla fuori posto; non
vi sono elementi di contrasto, né caratteristiche soniche che in qualche modo non siano
amalgamate al meglio tra loro. Quest'impianto suona come un'orchestra ben affiatata, dove
tutti danno il loro contributo al risultato finale. La sua caratteristica più
entusiasmante è l'equilibrio: questa catena non strafà mai, né resta mai al di sotto di
quello che ci si aspetta da lei. Tutti i componenti lavorano con un'unità di intenti e
con alle spalle un'analoga filosofia sonora, un identico modo di concepire la riproduzione
musicale. La musica anche tra le pareti domestiche deve avere la necessaria ariosità e la
necessaria dinamica. Le ha entrambe. Deve poter essere ascoltata a lungo senza fatica.
Può esserlo. Deve fluire con facilità. Fluisce. Deve essere attenta alla resa
dell'ambienza. E' attenta. Che cos'è allora che distingue il suono di questo impianto da
quello di un impianto ben fatto da 50 milioni? E' che questa combinazione pone
maggiormente l'accento sulla godibilità dell'ascolto musicale che sul raggiungimento di
un altissimo livello di perfezione in ciascun parametro d'ascolto. In un impianto hi-end
il vero problema è quello del raggiungimento dell'equilibrio, che è visto come il punto
d'arrivo di un non sempre facile rapporto tra le accuratissime rese dei singoli parametri.
In un impianto come questo, invece, l'equilibrio è quasi un punto di partenza, tanto che
chi ascolta può fondamentalmente fregarsene della resa dei singoli parametri, e porre la
sua attenzione semplicemente ed esclusivamente alla musica. E, credetemi, non è un
risultato da poco. Se poi l'ascoltatore è un audiofilo esperto ed esigente, può
tranquillamente togliersi lo sfizio di analizzare all'interno del generale equilibrio e
della complessiva musicalità tutti i parametri sonici che ritiene importanti, e scoprirà
che non ve n'è uno che non sia all'altezza delle sue esigenze o che, comunque, non possa
essere migliorato semplicemente con il passaggio dalla sorgente "minor" alla
sorgente "maior". Era un pezzo che non mi trovavo a meditare su questi problemi
di insieme e l'ho fatto con piacere perché mi sembra che da qualche tempo l'alta fedeltà
stia perdendo di interesse anche perché si va sempre più identificando con problemi
esclusivamente tecnici anziché filosofici. Certo, è importante avere le idee chiare sul
futuro della sorgente digitale e sulle ultime applicazioni di convertitori sempre più
accurati e veloci, ma io penso sia ancora più importante che gli audiofili ritrovino il
gusto di ascoltare musica, confrontare impianti e, soprattutto, discutere insieme dei
principi che stanno alla base dell'alta fedeltà. L'audiofilia non è un hobby
fondamentalmente tecnologico, è una passione musicale e una insopprimibile tendenza verso
la perfezione e l'equilibrio. Pertanto oso dire che è più gratificante parlare di
filosofia di formazione dell'impianto che delle caratteristiche tecniche degli apparecchi
che lo compongono. L'orecchio deve tornare a farla da padrone: l'orecchio e la mente. E'
per tali motivi che in questo articolo volutamente non mi sono dilungato nelle descrizioni
tecniche degli apparecchi, né in analisi eccessivamente sottili di certe caratteristiche.
Vi ho voluto presentare un impianto estremamente equilibrato e di grande soddisfazione
audiofila. Vi ho anche detto che potete ascoltare con grande facilità questo impianto
presso i rivenditori autorizzati Rega, in quanto, essendo monomarca, tutti i componenti
saranno disponibili. I1 mio vuole quindi essere un contributo a rinnovare, per quanto
possibile, il dibattito tra gli audiofili e a rafforzare il dialogo tra recensori e
lettori della rivista non sulla base di una comunicazione unilaterale da recensore a
lettore, ma sulla base di una reciprocità come quella che si riscontrava nei negozi di
alta fedeltà negli anni '80. Certamente non penso di poter far tornare i tempi d'oro
dell'hi-fi né con uno né con ventimila articoli di questo tipo. Però mi sembra anche
che ogni tanto sia opportuno dare la possibilità, a quei pochi veri appassionati che sono
rimasti, di esprimersi non solo a livello domanda ma anche a livello di scambio di
opinioni sul loro hobby preferito.
-
- Il problema della messa a punto
- Tutti noi sappiamo quanto sia importante la messa a punto dell'impianto per il
raggiungimento di quell'equilibrio di cui vi parlavo più sopra. In questo caso anche tale
operazione risulta da un lato facilitata, da un altro complicata. Voglio dire che, per
rimanere all'interno della logica del monomarca, è possibile utilizzare cavi di segnale e
di potenza Rega. E i risultati sono buoni, perfettamente allineati con la filosofia sonica
di fondo della casa inglese. Dunque, tutto facile. I1 problema è che, se si vuole
utilizzare la messa a punto per migliorare alcune caratteristiche soniche dell'impianto
senza distruggerne l'equilibrio complessivo, diventa piuttosto complicato trovare delle
alternative al cablaggio Rega. I cavi, infatti, non dovrebbero essere di classe molto
superiore ai Rega, ma, nello stesso tempo, dovrebbero contribuire percettibilmente a
modificare in meglio almeno alcuni tra i parametri sonici fondamentali senza, come dicevo
prima, andare a scapito di quell'equilibrio complessivo che è il pregio più evidente di
questo impianto. Dopo avere provato con tutte le ragionevoli alternative che avevo a
disposizione nella mia sala prove, ho trovato che l'unico risultato migliorativo veramente
soddisfacente da ogni punto di vista era ottenibile con i nuovi cavi Klimo: gli Eis di
segnale e gli Aisis di potenza. Dal punto di vista economico l'aumento di spesa non è
molto sensibile, ma, dal punto di vista sonico, il risultato è davvero eclatante. I Klimo
sono generalmente più trasparenti dei Rega (e il Rega di potenza è già a un più che
buon livello per la sua categoria), sono più analitici, più dinamici (specialmente per
quanto riguarda la microdinamica); in una parola, sono più raffinati. Certamente non è
come quando si cambia sorgente, ma anche la sostituzione dei cavi comporta un notevole
balzo in avanti nella qualità del suono; sempre alle solite condizioni: che ci sia un
orecchio sufficientemente allenato per apprezzare queste differenze in sé stesse piccole,
ma alla fine di grande peso nella definizione della qualità di un impianto. Con questo
non voglio dire che i cavi Klimo siano la migliore soluzione per questo o per qualunque
altro impianto: sono la migliore tra le soluzioni che ho avuto modo di provare, questo
sì. Se i negozi presso i quali potete ascoltare l'impianto che vi ho descritto vi daranno
l'occasione di verificare differenti soluzioni di messa a punto rispetto a quelle da me
provate, siate così gentili da comunicarmele. Questa volta veramente buon ascolto a
tutti.
Andio Morotti