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Suono 258 Rega Elex Alessio Anastasi

Rega Elex

Ennesimo valido rappresentante della scuola inglese, l'Elex è un integrato di media potenza e limitata versatilità che gioca al meglio la carta della semplicità circuitale per ottenere un suono moderno e raffinato, senza rinunciare ad una buona dose di personalità.

La Rega Development Ltd, è una piccola ma attivissima azienda britannica, fondata alla fine degli anni Settanta da Roy Gandy, che appena nel primo decennio di attività è giustamente salita agli onori delle cronache internazionali per la qualità superiore dei suoi giradischi (5 modelli, di cui l'ultimo è il famoso Planar 3 a telaio rigido). In breve tempo la produzione si è allargata dai giradischi analogici ai bracci (come l'apprezzatissimo, in patria e all'estero, RB 300 dall'incredibile rapporto qualità/prezzo) e poi alle testine, ai diffusori ed infine anche agli amplificatori integrati; una produzione piuttosto diversificata quindi, ma con pochi modelli per ciascun settore per non perdere di vista la qualità e allo stesso tempo per permettere la creazione di "coordinati" monomarca di lusso e volendo anche offrire diverse possibilità di scelta a clienti dal budget relativamente limitato. La Rega attualmente produce ben tre integrati, il più economico Brio, l'Elex appunto, dalle caratteristiche interessanti e dal prezzo molto ragionevole e il più costoso, ma anche più potente, dual-mono Elicit. La filosofia di questa ditta è di quelle da prendere ad esempio: nel manuale che accompagna l'Elex infatti, si afferma con decisione che il prodotto è finalizzato all'ascolto della musica e che chi non è interessato alle spiegazioni tecniche descritte nel medesimo, può senza altro indugio accendere 1'ampli e godersi la musica sulla sua poltrona preferita; più ragionevole di così… Ma l'ingrato compito del redattore è quello di informare il più possibile (e, aggiungerei, possibilmente in maniera corretta): cosi mi, anzi ci, toccano anche alcuni ragguagli tecnici tra quei pochi che fornisce la casa inglese. Prima di scoprirli però, è opportuno notare che in osservanza dei rigidi dettami della scuola esoterica inglese che poi ha contagiato mezzo mondo con le sue "manie" minimaliste (non senza buoni risultati però), l'Elex si presenta con un aspetto molto originale (in assoluto non bellissimo, ma… de gustibus…) ed un frontale stretto e lungo, ma soprattutto molto pulito visto che contiene soltanto il pulsante di accensione, il selettore degli ingressi e il comando del volume. Le dimensioni quindi sono discretamente contenute, specie l'altezza, e l'ingombro è nella media con uno sviluppo in particolare nel senso della larghezza. La finitura, manco a dirlo, è la solita "dark" cioè in nero con un tocco di colore "Punk" costituito dal logo del produttore e dal nome dell'integrato in un vivace viola (very british!). Parte del cabinet, in alluminio di buon spessore, è percorso sia sul lato superiore che su quello inferiore da scanalature con funzione di dissipazione di calore. L'Elex divide con il più costoso Elicit un circuito completamente simmetrico in tutti gli stadi che in pratica si riducono allo stretto necessario: soltanto due, cosi da ridurre al minimo problemi di colorazione e degrado del segnale. Entrambi gli ampli montano componentistica selezionata e di qualità, ma l'Elex per contenere i costi rinuncia alla doppia alimentazione presente sul più caro dual-mono Elicit. La rinuncia ad altre funzioni quali ad esempio l'uscita cuffia o i controlli di tono e di bilanciamento ha permesso di semplificare ulteriormente il percorso del segnale con benefici evidenti all'ascolto. L'integrato Rega consente un facile accesso all'interno, infatti le 4 viti che tengono insieme le due metà del cabinet sono inserite nei quattro piedini in gomma presenti nel lato inferiore dello stesso. La vista del "contenuto" mostra la grande accuratezza costruttiva della peraltro semplice circuitazione: l'elettronica è contenuta su un'unica grande scheda in vetronite, mentre alla sinistra di questa troviamo la sezione di filtro con capacità di circa 20.000 microfarad e, ancora oltre, l'alimentazione fornita da un bel toroidale marchiato Rega. I transistor finali, due per canale per una potenza erogata di circa 50 watt su 8 ohm, sono montati al di sotto di una barra in alluminio collegata al pannello inferiore che cosi diviene per intero un efficace dissipatore di calore (attenzione dunque a non porre l'Elex sopra altri apparecchi e a non ostacolarne la ventilazione, specie nella parte inferiore). Tra le note positive, vanno ricordati il cablaggio ridottissimo effettuato con cavi di buon diametro, l'ottimo potenziometro del volume Alps serie blu e il rigido e spesso telaio metallico (solo il frontale e il pannello posteriore che contiene ingressi ed uscite sono in plastica). Per quanto riguarda invece le possibilità di collegamento, l'Elex offre solo quattro ingressi ad alto livello (più un'uscita tape) ed un phono MM; più discutibile, tuttavia, è il fatto che i terminali di uscita per i diffusori accettino solo banane da 4 mm e anche che i connettori RCA d'ingresso risultino troppo ravvicinati, visto che di spazio disponibile ce n'era in abbondanza. L'Elex è stato ascoltato a lungo sia tramite l'ingresso CD (con il controllo di volume passivo che invia il segnale direttamente allo stadio finale) che con il Phono, collegandolo ad una coppia di Rogers LS 3/5a ed in alternativa ad una cuffia elettrostatica Jecklin Float. L'ascolto dell'analogico attraverso i diffusori prende il via con l'ottimo Lp Sheffield "Growin' up in Hollywood town" e subito ci si accorge della sonorità leggermente asciutta e frizzantina sulle alte di quest'ampli che dimostra di possedere anche una buona dose di verve dinamica e di calore. L'immagine è stabile e molto precisa, dotata di notevole ampiezza, ma non di pari profondità sebbene la dimensione più costretta sembri l'altezza. La bella voce di Amanda Mc Broom è un po' arretrata e sembra meno presente del solito, cioè meno aperta e liquida, però le sfumature ci sono tutte e il timbro caldo e dolce viene sostanzialmente rispettato. Il basso, che è uno dei vanti delle incisioni Sheffield, è molto pronto e frenato, gode di buona corposità ma non è molto profondo. La dinamica generale è più che buona, anche se il Rega non stupisce su questo versante, preferendo la compostezza e la naturalezza tout court. Piacevole infine il registro superiore, forse appena arrotondato ed indietro rispetto alla gamma bassa, in ogni caso molto preciso e leggermente brillante, senza alterare più di tanto la timbrica, anzi rendendola assai accattivante, specie con i generi moderni purchè incisi a dovere. Con altri brani del genere voce solista e pianoforte, si conferma la buona naturalezza e silenziosità dell'ingresso Phono che presenta una voce calda e morbida, meno "presente" e vivida di quella del mio riferimento personale che del resto è a valvole, ma pur sempre corretta nel timbro e piacevolmente dettagliata, con una intellegibilità dei testi non comune. Di ottimo livello anche l'immagine, molto spaziosa ed ariosa, ma stranamente più bassa del solito. L'ascolto del CD permette di saggiare da vicino le doti del finale visto che l'ingresso è passivo: il bel CD di Holly Cole trio "Don't smoke in bed" mi fa gustare un basso acustico rotondo e plastico, stabile sulla scena e discretamente veloce, più grintoso di quanto ascoltato dall'analogico; la voce della cantante è restituita con precisione, è molto trasparente e dolce insieme, ma non soffre di asciuttezza come su alcuni altri integrati a stato solido di costo ragionevole. Il piano è ben localizzabile sullo sfondo, le sue dimensioni sono credibili e non esagerate, ma un piccolo appunto va fatto alla coerenza timbrica infatti sembra come alleggerito e fin troppo delicato quando la mano dell'esecutore passa ai registri inferiori. La buona varietà cromatica offerta dall'Elex dal punto di vista timbrico e la sua ottima trasparenza ne fanno un candidato ideale per il Jazz ed infatti la tromba solista dell'orchestra di Ellington è di rado risultata cosi piacevole e verosimile, ottimamente a fuoco, eppure per nulla tagliente nelle note acute. L'orchestra ora si allarga in modo eccezionale alle spalle dei diffusori riempiendo l'intera parete, con una ampiezza da applauso ed una buona profondità nella quale si colgono con facilità le distanze tra strumenti e tra questi e chi ascolta. Buona la dinamica complessiva specie quella relativa alle basse, ma ciò che si apprezza maggiormente è la naturalezza con la quale l'evento musicale ha luogo e il piacere che deriva dal cogliere ogni sfumatura (specie nel registro medio-alto) senza troppo sforzo, proprio come avviene dal vivo. La parte finale dell'ascolto ho deciso di effettuarla in cuffia, anche per verificare se alcune lievi manchevolezze non fossero da imputarsi all'abbinamento con i critici diffusori. Ascoltando il solito "Kamakiriad" noto che l'estremo acuto è sempre ben in evidenza, forse non estesissimo ma piacevolmente "spumeggiante" con un'ottima resa dei piatti della batteria e degli strumenti a percussione, che risultano tintinnanti e molto presenti, ma senza offendere i timpani. La cristallina ed ariosa performance sulle alte purtroppo non influisce positivamente sul registro centrale, poiché la voce è calda e timbricamente corretta con una ottima resa delle sfumature, però è anche poco liquida e aperta e spesso perde il ruolo di primo piano che le spetta, perdendosi troppo nell'accompagnamento. Ad un medio-basso che per lo più non si fa notare e che quindi appare molto lineare, fa seguito un registro grave sufficientemente potente e plastico, ma anche questo a tratti mal inserito nel contesto e in ogni caso poco profondo e definito. Anche il bel CD live di Clark Terry in edizione Chesky conferma queste impressioni, con tromba e sax ammorbiditi e poco lucidi, la batteria in evidenza, specie il lavoro con le spazzole e i piatti sempre ben illuminati ed il basso un po' leggerino e più "scuro" rispetto alle altre gamme. A dispetto di questa impostazione che può anche non incontrare il gusto personale, bisogna dire però che trasparenza, dettaglio, ricchezza cromatica e naturalezza restano su livelli di assoluto valore soprattutto per un integrato di questo prezzo. Per questo motivo, se le doti dell'Elex (in particolare la sua timbrica a tinte pastello) corrispondono ai requisiti richiesti dal vostro gusto musicale ed in parte anche alle caratteristiche degli altri componenti che intendete abbinargli, difficilmente potrete rimanere delusi. In conclusione, l'Elex è un prodotto semplice, ma concepito con acume e fatto per durare, dal suono raffinato e molto trasparente che, nonostante alcune piccole "stranezze" che del resto fanno parte di una precisa personalità, è nel complesso in grado di servire la musica in maniera più convincente di tanti altri. Sappiatelo comprendere e servirà anche voi molto fedelmente.

Alessio Anastasi

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