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Suono 321 – maggio 2000 Transfiguration Esprit+P9+RB 900 Gianfranco Machelli

Transfiguration Esprit
(+ Rega Planar 9 + RB-900)

Di Immutable Music, uno degli ultimi samurai del vinile, presentiamo una bobina mobile di alta qualità, qui abbinata con il Planar 9 a comporre un front end analogico per palati fini.

Del P-9 e RB-900 abbiamo già avuto modo di parlare su queste pagine, dedicando al tandem Rega top di gamma una intera trattazione. Per i soliti ritardatari, ricordo che il P-9 è una macchina a telaio rigido, sostenuto da tre piedi in gomma, unico elemento di filtro per sollecitazioni provenienti dal supporto su quale viene poggiato. La trazione è ovviamente a cinghia (due per la precisione, molto corte), le quali vanno ad ingaggiare la circonferenza di un contropiatto in fusione, a sua volta associato ad un piatto in ossido di alluminio (ceramica, materiale selezionato per l'estrema rigidità), e classico tappetino in feltro nero. Il moto è fornito da una unità di alimentazione stabilizzata esterna (33 e 45gg. rpm). Il telaio, scavato discrezionalmente al suo interno, è in medite rifinita in nero. La cornice, di puro complemento cosmetico, è disponibile in varie essenze. Il braccio RB-900 è in pratica il progetto dell'RB-300 (struttura tubolare a sigaro, shell integrato, articolazione imperniata su cuscinetti ed antiskating a molla. Il VTA non è regolabile) tirato alle estreme conseguenze, portando ogni aspetto costruttivo sul massimo limite possibile di accuratezza e controllo. A differenza del 300 e del 600, il 900 è fissato alla base tramite viti, in luogo dell'unico dado avvitato all'albero che sostiene l'articolazione, aumentando la rigidità e la solidità dell'associazione tra i due elementi. Ho avuto modo di ascoltare il P-9/RB-900 a più riprese ed a distanza di tempo (con Exact e Transfiguration Spirit, la versione a bassa uscita dell'Esprit), e sempre con esiti altamente coinvolgenti, se non entusiasmanti per lunghi tratti (e ve Io dice un fan del Sondek LP-12) La personalità dinamicamente svelta, tonalmente asciutta e solida, mirabilmente concreta e tattile della macchina inglese deve essere accostata ad un fonorivelatore MC con molta cognizione di causa, conoscendo prima e per bene, il profilo sonico di questa. Il connubio con la nipponica Transfiguration Esprit, tra gli ultimi samurai rimasti a difendere il fortino del Vinile, è apparso particolarmente felice, per i motivi che in seguito potrete leggere, dando vita ad un front-end analogico di formidabile efficacia sonica e musicale, di livello elevato in assoluto, in grado di entrare a pieno titolo nelle più sofisticate catene di genuina classe High-End. Tecnicamente parlando l'Esprit è un MC ad alta uscita (1.3 mV), che può essere collegato ad uno stadio phono MM piuttosto sensibile (attorno ai 2-1,5 mV), o ad uno MC di guadagno non eccessivo e con un buon margine di sovraccarico. Con queste caratteristiche, l'Esprit appare particolarmente adatta agli stadi phono presenti nei prevalvolari di scuola classica (pre Conrad-Johnson, Audible lllusions), ma ciò non toglie che unità separate o moduli RIAA aggiuntivi di conclamata qualità possano perfettamente gestire il segnale proveniente dalla pregiata testina. La maggiore peculiarità dei fonorivelatori Transfiguration (Spirit, Esprit e Temper Supreme) è quella di essere privi di intelaiatura magnetica, la quale - secondo il Costruttore - imporrebbe seri limiti alle prestazioni, a causa di distorsioni indotte e vulnerabilità strutturali insiti nei disegni a bobina mobile di concezione tradizionale (interazioni magnetiche, eccessiva distanza tra le parti del generatore, con relativa mancanza di accuratezza nella riproduzione, soprattutto in regime dinamico). Il sistema Transfiguration omette in partenza la presenza dell'intelaiatura, alloggiando le due espansioni polari - in forma anulare - giusto attorno all'asse del cantilever, con l'avvolgimento della bobina posto tra essi, cosi da realizzare un flusso magnetico estremamente mirato ed efficace, minimizzando al contempo la massa in movimento. Il tutto è poi reso solidale alla struttura portante - in alluminio - tramite una vite di serraggio ricavata sull'elemento che sorregge l'intero equipaggio mobile. Maggior accuratezza ed efficienza del campo magnetico e minor influenza da distorsioni e risonanze spurie, questi alcuni dei vantaggi vantati dal Costruttore, rafforzati da ulteriori soluzioni che comprendono uno stilo con taglio Ogura (particolarmente "analitico" nella lettura del solco) e cantilever in boro, materiale utilizzato per la sua ottima rigidità e leggerezza. La massa di 7.8 grammi, da par suo, consente un'eccellente compatibilità con i migliori bracci in commercio, mentre il salutare valore della tensione di uscita, non crea grandi problemi di abbinamento con stadi phono MM di buona sensibilità. Il sistema impiegato per la prova ha visto la partecipazione delle unità RiAA Klimo Lar e Audio Analogue, amplificazioni Electro-companiet, Klimo, Audio Analogue, acustiche Harbeth HL-P3ES e Rega Naos. Tra i dischi utilizzati segnalo i seguenti: Michael Hedges, Strings of steel (Windham Hill); Jethro Tull, This was (Chrysalis); Brand X, Unorthodox Behaviour e Livestock, (Charisma/Passport); Carlos Devadip Santana, Oneness, (CBS); Cream, Wheel of Fire, Liue at Fillmore, (Polydor); Joni Mitchell, Blue (Reprise). Fatto rodare qualche giorno, in cui ha manifestato i malesseri di gioventù tipici delle MC (suono piccante ed un po' avaro in basso), l'Esprit è poi letteralmente fiorito, elargendo grazia ed autorevolezza in divina proporzione e giustezza. Ho ripassato molti dischi della mia collezione, molti dei quali di vecchia data, ma di confortante qualità tecnica (tutte stampe inglesi, americane o olandesi), riscoprendo piccoli gioielli musicali che fanno parte del patrimonio personale di più di una generazione. Puntuale ed accurato nel descrivere le modalità di posizionamento dei microfoni e/o di mixaggio - gli elementi che costituiscono le coordinate spaziali originali assieme alle sensazioni psicoacustiche soggettive ed a quelle aggiuntive del sistema di riproduzione e dell'ambiente - l'Esprit estrae moltissime informazioni da solco, che gestisce poi con molta correttezza tonale e dinamica. Pur tendendo ad interpretare molto poco il messaggio musicale, l'Esprit non arriva mai all'analisi chirurgicamente notarile di altre testine MC. Anzi, non fosse per una gloriosa e prontissima precisione ai transienti, questa testina potrebbe passare per un'eccellente MM in quanto a garbo, delicatezza e - soprattutto - naturalezza. Suono sì aperto, ma non all'eccesso, tanto da apparire artificiosa e sterile. Di converso, sa suonare grande e con un'eccellente risoluzione del dettaglio, con una straordinaria esplicitazione e discriminazione dei singoli strumenti, perfettamente leggibili uno ad uno, integrati mirabilmente in un contesto acustico coerente, ottimamente scansionato nei piani e nel tempo musicale. Belle le voci, azzeccate per tono, escursione, nuance, impostazione prospettica, con una Joni Mitchell giovane ed ispirata come non mai. Con i generi più movimentati, grazie anche all'incedere ritmico della macchina Rega, le percussioni ed il basso elettrico sono addirittura entusiasmanti. Impulsi torniti al laser ed eccellente discriminazione nell'azione degli strumentisti danno un grande senso di realismo, seppur scalato in dimensione rispetto al modello realistico, senza le ruffianerie dovute ad una emissione drogata da un velleitario surplus dinamico o armonico. Con il jazz acustico, o parzialmente elettrificato, l'Esprit si supera, costruendo uno stage di accuratissime proporzioni, dove la purezza del piano, le volute nervose del contrabbasso e la tesa doratura dei fiati sono di pressochè immacolata nettezza e fruizione, annullando qualsiasi elemento ci possa distrarre dall'ascolto, rendendo questo protagonista assoluto ed incontrastato. È questo - per quanto mi riguarda - il valore più significativo da assegnare ad un sistema di riproduzione, ed essendo la sorgente la maggior responsabile nell'accuratezza - o meno - di questa, posso, senza tema di smentita, assegnare al front-end Rega/Transfiguration una valutazione a cinque stelle per godibilità pura e fedeltà trascrittiva, valori che non sempre viaggiano cosi simbioticamente assieme. Si, lo so, il costo dell'intera catena analogica è altino, ma per il Vinile sono tempi grami e per allestire un sistema di siffatti pregi è facile, molto facile, spendere molto di più (andate a vedere sull'Annuario i costi dei giradischi dello stesso livello del P-9, del braccio RB-900 o della stessa Esprit). È questo un doloroso cul-de-sac, ma chi possiede una sostanziosa discoteca è pressochè obbligato a provare questa esperienza per capire, più e meglio di tante parole, quanti tesori acustici e musicali sono ancora da scoprire dentro gli impolverati solchi dei nostri "preistortci" LP, pensionati per motivi commerciali, prim'ancora che prestazionali. Per godersi un sistema analogico come questo non è necessario avere un grosso impianto (ho ascoltato la sorgente analogica anche con un buon integrato economico ed un paio di ottimi minimonitor), ma un "grande" sistema, ben selezionato ed assortito nelle sue parti, sufficiente comunque per raccogliere la deliziosa ed ammaliante messe di gemme musicali e soniche che il buon vecchio disco nero ancora è in grado di riservare ai suoi fedeli ed impenitenti estimatori. Dopo un ascolto come questo si ha la certezza di quanto il Vinile abbia ancora da insegnare ai vari, mefistofelici supporti digitali presenti e futuri, i quali avranno si un "corpo" refrattario all'invecchiamento, ma per averlo si sono venduti - perlomeno fino ad oggi - l'anima al demone del Bit. E non è passatismo questo, ma semplicemente una indecente, insanabile e sconfinata voglia di buon suono e buona musica. Fate presto, lo stilo sta imboccando l'ultimo solco…

Gianfranco Machelli

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