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Suono 323 Rega Naos Egidio Mancianti

Rega Naos

I diffusori Rega a linea di trasmissione, pur costituendo un ideale complemento per sistemi monomarca, presentano anche una adattabilità per l'interfacciamento con elettroniche di tipi assai diversi, anche a valvole. Ma non sono per utenti che sanno ciò che vogliono.

Rega non è certamente un nome nuovo nel panorama dell'hi-fi internazionale ed anche i più distratti tra i nostri lettori sanno che da tempi immemorabili Rega ha rappresentato una delle proposte più interessanti nel settore dei giradischi entry level di grande sostanza e successivamente anche nel segmento di mercato più alto. Tra l'altro oggi è rimasto quasi solo (ci sono altri due o tre contendenti, almeno tra i marchi storici) a difendere il vecchio caro vinile dalla ormai imperante supremazia del digitale. Quello che è nuovo, o almeno è vecchio solo di qualche anno, è il taglio che Rega ha dato a tutti gli altri prodotti progressivamente entrati in catalogo ad affiancare il mitico Planar nelle varie versioni che si sono succedute: solo due canali di impostazione minimalista nelle apparenze, ma di appagante sostanza. E così prima ancora che anche Rega approdasse al digitale (è di un paio d'anni l'avvento del giradischi digitale Planet) sono giunti via via anche nel nostro paese ampliticatori, diffusori, ecc. con il logo dello storico costruttore. Oggi Rega è uno dei pochi costruttori, tutti britannici tra l'altro, ad essere in grado di offrire una linea di prodotti con i quali confezionare un impianto completo di umana concezione e di rassicurante qualità. La caratteristica principale di questi prodotti, almeno quella che a chi scrive è sembrato di cogliere, è un grande affiatamento collettivo al punto che l'insieme ha in genere una valenza superiore a quella della somma dei singoli pezzi, fatta eccezione per alcuni componenti, come le sorgenti, per le quali Rega può preserntarsi sul mercato con credenziali di primissimo ordine. Ho accennato in precedenza alla presenza nel catalogo Rega anche di sistemi di altoparlanti. La prova di questo mese ha come oggetto proprio un diffusore di concezione alquanto originale: il nome è Naos, il sistema è un trasmission line. IL PROGETTO. La prima cosa da sottolineare parlando di questo modello è l'adozione di un labirinto come sistema di caricamento dei bassi, termine che probabilmente a più d'uno non dirà assolutamente nulla (se non l'evocare immagini assolutamente fuorvianti), ma a qualche appassionato di vecchia data provocherà un sussulto il sentire un nome decisamente desueto, ma che in un passato ormai lontano riempiva i ragionamenti ed i sogni di più di un audiofilo, anche se all'epoca non si chiamava così. Allora, il sistema a labirinto, o a linea di trasmissione come probabilmente è più corretto seppure parimenti poco decifrabile nel suo significato più profondo, è un particolare (molto particolare) sistema di caricamento dei bassi adottato nei primi anni '70 dalla britannica IMF, divenuta poi TDL. Divenne abbastanza famoso negli anni '70 in tutto il mondo ed ebbe un momento felice anche in Italia, grazie appunto ai bellissimi sistemi della IMF ed ad un paio di articoli del grande Arthur Bailey (il cui nome fu legato al progetto di alcuni amplificatori della mitica Radford) apparsi su WirelessWorld, almeno così mi sembra di ricordare, nel '65 e '72, in cui proponeva un kit di un sistema appunto a trasmission line. Oggi questi sistemi sono scomparsi dal mercato (la TDL ne produce ancora qualche modello, ma mi sembra lo faccia solo su ordinazione), mentre alcune riviste per autocostruttori ripropongono ciclicamente progetti di questo tipo, con qualche leggera ed improbabile variazione sul tema. Perchè all'epoca questi sistemi ebbero il loro momento di gloria e perché oggi non se parla quasi più? Difficile da dire, ma è certo che in un periodo caratterizzato da bookshelf in sospensione pneumatica con il basso molto forte e spesso gommoso la riproduzione della gamma più bassa di una linea di trasmissione appariva caratterizzata da una particolarità che non passava certo inosservata. Infatti nerbo e saldezza erano le caratteristiche di maggior rilievo, anche in ascolti affrettati come era possibile all'epoca nei negozi che avevano questi prodotti. Per contro un labirinto ben realizzato è un sistema di un certo ingombro e la sua sensibilità, non particolarmente elevata, pone sicuramente qualche problema in termini di abbinamento con l'amplificatore. Tutto questo per dire che le Naos, seppure con tutti i correttivi che nel frattempo la migliorata tecnologia ha reso possibili, non sono esattamente un diffusore per tutti. Da un punto di vista costruttivo esse si configurano come un sistema da pavimento di dimensioni apprezzabili, ma non proibitive, equipaggiate con un woofer da 20 cm ed un tweeter a cupola da 25 mm. Il tweeter è collocato sotto al woofer, in parte per consentire un corretto allineamento con le orecchie di chi ascolta, in parte per non creare problemi con lo sviluppo del condotto all'interno del mobile. Quest'ultimo ha una sezione triangolare in modo da minimizzare le risonanze trasversali nel condotto stesso ed è realizzato per mezzo di una tavola di legno che divide il mobile in due parti, lungo una delle diagonali. L'uscita è posta in corrispondenza del pannello posteriore ed è caratterizzata da una apertura appena inferiore alla superficie radiante, coperta con materiale acusticamente trasparente, mentre il condotto è parzialmente riempito con materiale assorbente. Sempre sul pannello posteriore si trova la vaschetta con i collegamenti (possibilità di bi-wiring) al di sotto della quale, all'interno del mobile, si trova la basetta con la sezione di filtraggio. La circuitazione è semplice: passa basso del secondo ordine, passa alto del terzo. C'è da osservare a questo proposito che un incrocio asimmetrico, come quello realizzato in queste Naos, pone sempre qualche problema di linearizzazione dell'andamento della fase nella zona di sovrapposizione, come evidenziato dai risultati delle nostre misure. COMMENTO ALLE MISURE La risposta in frequenza in condizioni aneocoiche mostra un andamento che si snoda attorno alla linea dei 90dB con un profilo altalenante. Tre sono le considerazioni da fare in relazione ad altrettante zone che si evidenziano nella curva stessa: la gamma più profonda sensibilmente depressa al di sotto dei 100 Hz, la zona degli alti musicali con un andamento alterno tra i 1.000 Hz e i 6.000 Hz e quella degli altissimi che appaiono in grande evidenza solo oltre i 10 kHz. Tra queste è proprio l'andamento nella gamma centrale che appare meno rassicurante, mentre gli altri due hanno, in sede d'ascolto, ripercussioni limitate. Iniziamo col dire che il tratto che stiamo considerando è in massima parte prodotto dall'emissione del woofer-mid che per scelta di progetto spinge la sua azione fino ai 3 kHz. La gobba che compare attorno ai 2 kHz è dovuta ad un effetto presente in tutti gli altoparlanti a cono ed è dovuto ad un migliore adattamento in termini di impedenze affacciate che determina un maggiore trasferimento energetico. Si può dire con un linguaggio meno preciso, ma più efficace, che a frequenze relativamente alte e dipendenti dalle dimensioni della membrana, quest'ultima si comporta come una sorta di tromba provocando un incremento dell'emissione. L'avvallamento successivo è invece dovuto ad una rotazione di fase elettrica provocata dal filtro che a causa della diversa pendenza tra i due rami affacciati introduce sfasamenti che difficilmente si compensano. Le due cose unite insieme sono responsabili, in una zona abbastanza delicata, di un andamento non perfettamente lineare che si manifesta sia nella curva in asse che, in misura ancora maggiore, in quelle a vari angoli. L'elemento di riserva implicito in questo commento è legato al fatto che in presenza di emissioni a vari angoli sensibilmente diverse da quella in asse si registrano, in sede d'ascolto, difficoltà nella ricostruzione di una prospettiva credibile della scena sonora. La poca attenzione prestata, viceversa alla limitata estensione della risposta in gamma bassa è dovuta alla circostanza che la bocca del condotto del labirinto si trova in corrispondenza del pannello posteriore, mentre la curva di pressione in questa zona è rilevata in campo vicino. Questa caratteristica nelle modalità di emissione delle Naos è evidenziata anche nell'andamento delle curve di decadimento dalle quali si nota una crescente accentuazione di fenomeni di disomogenea dissipazione energetica con il passare del tempo. Ultima osservazione in relazione allo sfasamento introdotto dalla rete di filtraggio ci viene dalla curva di impedenza che, accanto all'andamento piuttosto lineare in gamma bassa, manifesta nella zona attorno alla frequenza di taglio (3.000 Hz) una brusca variazione della fase ed un picco nella curva del modulo dell'impedenza. Buona la risposta all'impulso, non perfetta la curva Energy-Time che evidenzia il problema di qualche riflessione nelle immediate vicinanze della cupola del tweeter, come lascerebbero intendere i picchi molto prossimi a quello principale. CONCLUSIONI. Le Naos si pongono già dal punto di vista delle scelte di progetto in un settore molto particolare. Non capita tutti i giorni di imbattersi in un sistema a linea di trasmissione, né è una soluzione da consigliare ad occhi chiusi a chiunque. Le Naos interpretano in chiave attuale quelle che sono le caratteristiche più interessanti di questi sistemi e tutti coloro che sono tentati da questa particolare "concezione" progettuale fanno bene a cercare di ascoltarle.
Cos'è una trasmissione. E' un approccio al problema dell'emissione nella parte più profonda dello spettro, diciamo al di sotto dei 150Hz, molto elegante, seppure molto ingombrante realizzato per mezzo di un lungo condotto che si snoda dietro al woofer, all'interno del mobile e che comunica dalla parte opposta con l'esterno, attraverso una apertura chiamata bocca. Il nome, linea di trasmissione, deriva dalla teoria delle reti elettriche ed in particolare dallo studio del comportamento di linee di cavi di una certa lunghezza, chiamate linee di trasmissione per motivi evidenti. Anche nei cavi la linea va adattata dal punto di vista dell'impedenza per evitare riflessioni alle estremità della stessa, cosa che, volendola guardare dal punto di vista dell'onda sonora che viaggia attraverso il condotto, si verifica anche nel labirinto. Il suo scopo, analogamente a quello che accade in progetti formalmente analoghi, è quello di adattare l'impedenza acustica del woofer in modo che l'emissione della faccia posteriore concorra al rafforzamento dell'emissione in una zona dove l'impedenza di radiazione è reattiva, ma a differenza delle trombe che introducono un adattamento su tutta la gamma di funzionamento, la linea di trasmissione, sfruttando il principio delle riflessioni dell'aria in un condotto, lavora solo in due zone ben distinte. Infatti la teoria di questa particolare tipologia di progetti racconta come il condotto sia fortemente reattivo per tutte le frequenze (non c'è trasferimento di energia acustica verso la bocca) tranne che per lunghezze d'onda multiple di un quarto di lunghezza d'onda. Da ciò la scarsa efficienza del progetto. Agendo in primo luogo sulla lunghezza del condotto, e quindi facendo variare il relativo ritardo (sfasamento) che esso introduce sulle onde al suo interno, ma anche sulle caratteristiche del woofer e sull'assorbente all'interno del condotto stesso, si riesce a fare in modo che essa sia un sottomultiplo della frequenza di risonanza fondamentale, in modo tale che in questa zona le due emissioni siano in opposizione di fase e si abbia una cancellazione, mentre per frequenze multiple di un quarto di lunghezza d'onda, che i contributi siano in fase e quindi ci sia un rafforzamento nella zona immediatamente al di sotto della prima. Il parametro fondamentale è quindi la lunghezza del condotto, ma a causa della dipendenza della lunghezza effettiva (quella che determina acusticamente le prestazioni della linea di trasmissione) dal tipo di materiale assorbente eventualmente collocato all'interno del condotto stesso, l'ottimizzazione del progetto conserva una notevole dose di empirismo.

Egidio Mancianti

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