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Argomento della recensione |
Autore |
Suono |
327 |
Rega Planet 2000+Brio |
Mario Berlinguer |
REGA PLANET 2000+BRIO
Uno degli apparecchi più fortunati degli ultimi anni,
il lettore CD Rega Planet, si rinnova insieme con buona parte della gamma del
costruttore britannico. In prova, il nuovissimo Planet 2000, accompagnato dall'altrettanto
nuovo Brio.
- La Rega ha atteso la fine del secondo anno mille per presentare
un profondo rinnovamento della sua gamma di prodotti. Annunciata con alcuni
comunicati stampa, la serie "2000" prevede un ripensamento abbastanza
profondo (ma non così radicale) di tutti o quasi i modelli preesistenti,
che oltre a cambiamenti estetici significativi, comporta e comporterà
modifiche tecniche e un suono che posso definire, dopo i primi esemplari che
ho potuto ascoltare, più "maturo". L'impresa è stata
tentata (vedremo tra pochi numeri con quale successo) anche con il leggendario
giradischi Planar 3, per il momento limitiamoci, si fa per dire, a sentire
cosa è successo del suono del Rega Planet, uno dei lettori CD più
fortunati e meglio suonanti (in relazione al prezzo) degli ultimi anni, e
uno dei più venduti. Per l'occasione, la prova del Planet 2000 è
stata condotta con l'ausilio, oltre che delle elettroniche di riferimento
della sala d'ascolto di SUONO, del piccolo integrato Rega Brio, con il quale
compone un'accoppiata formidabile e di costo tutto sommato contenuto in funzione
delle prestazioni musicali. I più attenti agli aspetti costruttivi,
invece, troveranno forse qualcosa da obiettare nella realizzazione tecnica
dei due apparecchi, visto che gli stampati non risultano di qualità
eccezionale: apparecchi giapponesi e anche qualche british di pari prezzo,
persino un paio di piccoli costruttori nostrani ci hanno abituato a degli
stampati bellissimi a vedersi, mentre quelli impiegati dalla Rega sono un
po' bruttarelli, l'interruttore di accensione del CD è decisamente
economico, e altri dettagli rischiano di far un po' storcere il naso. È
invece drasticamente migliorato l'aspetto estetico, e in parte quello meccanico,
che non prevede più l'uso di quel telaio particolare che eravamo abituati
a vedere (una struttura in cui avevano un ruolo importante le scanalature
che costituivano, oltre che un elemento di rigidità, un efficacissimo
sistema di dissipazione del calore), ma un elegante telaio in alluminio pressofuso,
dal rassicurante spessore e dal disegno che da un lato soddisfa maggiormente
il senso estetico e dall'altro, grazie a una particolare sagomatura e ad alcuni
rinforzi interni (due dei quali costituiti dagli alloggiamenti delle viti,
che si prolungano per tutta la profondità, e uno, più grande,
al centro), dovrebbe garantire un efficace trattamento di vibrazioni e risonanze.
Non so quanto sotto questo profilo i nuovi telai siano più efficaci
dei precedenti, a naso quelli di prima mi sembravano più rigidi, ma
gli apparecchi nuovi suonano meglio, e quindi forse anche il nuovo telaio
gioca il suo ruolo in questo. Fa la sua comparsa anche un pò di plastica,
materiale con cui sono realizzati i pannelli frontali e posteriori degli apparecchi,
e anche questa è una soluzione che lascia un po' stupiti, viste le
tendenze di altri costruttori "audiophile". Immagino che queste
soluzioni siano anche state dettate dalla necessità di non modificare
i prezzi di vendita rispetto agli analoghi modelli della serie precedente.
Il Planet 2000, infatti, costa £ 1.790.000, ossia la stessa cifra dell'ultimo
listino del Planet (che era appunto stato precedentemente aumentato di un
centinaio di mila lire), mentre il Brio 2000 costa si di più del vecchio
Brio (peraltro uscito di produzione da qualche tempo), ma è realizzato
sulla base del più potente Big Brio, che costava 1.290.000 contro 1'1.350.000
del nuovo modello, quindi sostanzialmente lo stesso. Il nuovo Mira, invece,
costa lo stesso identico prezzo del vecchio integrato, ossia 1.990.000. Il
Planet 2000 mantiene parecchie caratteristiche del modello precedente (tra
cui la più evidente è il caricamento dall'alto), ma i cambiamenti
sono veramente tanti. A parte il telaio, è cambiata la meccanica, sempre
Sony (e sempre montata direttamente sul coperchio) ma più aggiornata
(è impiegata la CDM145BL-5BD25, con display pronto per il CD Text),
e soprattutto il sistema di conversione, che oggi è basato su un chip
proprietario Rega che si chiama IC40. Realizzato per Rega dalla scozzese Wolfson
Microelectronics, è dichiarato come un 24 bit concepito secondo un
nuovo progetto sigma-delta a 64 livelli di quantizzazione, e consiste in tre
stadi di filtro a fase lineare seguiti da un interpolatore lineare a sovra
campionamento 16 X che promette di ridurre le reiezioni ad alta frequenza
e, insieme al sigma-delta, ridurre gli errori di clock. Stando al materiale
informativo, l'alimentazione è ora potenziata e maggiormente suddivisa
(vengono anche alimentate separatamente le sezioni digitali e analogiche del
convertitore). Per il resto, la macchina ha le stesse caratteristiche circuitali
che avevano reso possibile il successo del Planet. Dispone di due uscite digitali
(una ottica TosLink e l'altra RCA) e ovviamente di uscite analogiche. Il cavo
di alimentazione è, finalmente, sostituibile. La realizzazione interna
è ordinata, e anche se lo stampato e alcuni componenti secondari sono
abbastanza economici, nei punti nevralgici (alimentazione e uscite analogiche)
sono impiegati componenti di una certa qualità. Del Brio 2000 vi so
dire meno, in quanto non avevo provato la versione precedente. Questa, che
esteticamente si presenta in linea con il lettore CD, è però
realizzata sulla base del più grande Big Brio ed è, a differenza
del Brio normale che era un 30 watt, un 38 watt per canale. La novità
principale è che vengono impiegate due coppie di transistor finali
Sanken in configurazione Darlington, alloggiati contro una barra metallica
a sua volta applicata al fondo dell'apparecchio, che cosi funziona come un
unico grande dissipatore oltre a quello che tiene premuti in sede i dispositivi.
L'alimentazione è affidata a un piccolo toroidale e il filtraggio a
due condensatori Samwha da 10.000 uF. Tra i motivi di vanto declamati nel
materiale informativo, l'impiego di condensatori a film Evox negli stadi di
preamplificazione. Non manca ovviamente lo stadio phono, che ho potuto provare
e che si è dimostrato arioso e tutt'altro che malvagio per un ampli
di questo prezzo. La realizzazione è ordinata, rimangono alcuni appunti
sulla qualità di alcuni elementi della componentistica (interruttore,
selettore e potenziometro), soprattutto a confronto con alcune perfettissime
realizzazioni di scuola giapponese e non solo. E ora veniamo alla prova di
ascolto, che ho condotto nella saletta di SUONO impiegando come diffusori
sia la coppia di Aliante One Zeta che utilizziamo di solito, sia la coppia
di CDM 1 NT che compaiono su questo stesso numero della rivista. Il riferimento
come lettore CD è stato per un certo tempo il precedente Rega Planet,
poi sostituito dal super audio Sony SCD555es; le elettroniche di riferimento
erano invece le abituali AM Audio. Come cavi di segnale ho impiegato i Monster
Cable Interlink 800, di potenza dei cavi Rega. Dopo qualche prova, ho preferito
non poggiare nessuno dei due apparecchi su punte, in quanto i piedini in gomma
morbida di serie mi sono sembrati idonei mentre le punte tendevano ad asciugare
un pò troppo il suono (soprattutto del lettore CD). Segnalo inoltre
che nell'amplificatore non sono stati montati dei relè di accensione,
per cui come si preme il pulsante si avverte quel "bump" sui diffusori
al quale non eravamo più molto abituati. Ovviamente la mia attenzione
si è in special modo soffermata sul Planet 2000, spesso usato come
riferimento nelle nostre prove, ed ero in effetti particolarmente curioso
di sentire in cosa fosse cambiato il suo suono. Ebbene, vi devo dire che è
cambiato parecchio, si è reso più maturo e sostanzioso, e ha
perso quella punta di asciuttezza che sembrava uno scotto da pagare per avere
a questi prezzi un suono cosi luminoso e trasparente. Ora il lettore ha acquisito
una solidità armonica di tutto rispetto, pur senza perdere un gran
che in quanto a chiarezza di esposizione e sensibilità al dettaglio.
Anche la gamma bassa è di molto migliorata, risultando più potente
e rotonda di quanto non fosse prima, e dando maggior corposità al messaggio
musicale. In sostanza, mi pare che sulla base già ottima da cui partiva
il Planet, l'impiego di un convertitore a 24 bit abbia apportato i benefici
di cui godono in genere le macchine a 24 bit, ossia un suono armonicamente
più bello e rotondo. La forza di contrasto è anch'essa aumentata,
forse perchè più forte è adesso la sensazione di silenzio
tra i suoni, che si stagliano da un nero più profondo. Da questo derivano
sia una sensazione di maggior forza (anche in termini dinamici), sia una più
attenta focalizzazione delle sfumature, ma anche e soprattutto la maggior
facilità di concentrazione nel momento dell'ascolto. Molto più
ricca, inoltre, la gamma di colori a disposizione della timbrica, colori che
assumono una netta solidità, più carnosa e pastosa di quanto
non sapesse fare il vecchio Planet. L'immagine è anch'essa più
plastica e meglio rifinita, il che sommato a quanto di buono già il
modello precedente sapeva fare, assicura una ricostruzione spaziale di altissimo
livello per un lettore di questo prezzo. Anche l'amplificatore si comporta
assai bene, ma, per via di una potenza non certo esuberante e forse di un'alimentazione
non cosi poderosa, non è certo in grado di pilotare ogni tipo di diffusore.
Ha insomma mostrato la corda in abbinamento con gli ostici Aliante non riuscendo
a renderne piacevole la gamma superiore nè a generare bassi di soddisfacente
quantità e, soprattutto, qualità, ma ha però esibito
delle doti eccellenti con i ben più facili B&W CDM 1 NT con i quali
l'abbinamento si è rivelato, oserei dire, perfetto, al punto che l'impianto
è stato sicuramente tra le migliori combinazioni ascoltate nella nostra
sala, per qualità negli specifici parametri e musicalità. Notevole
controllo dinamico, ampiezza di contrasto soddisfacente e, soprattutto, eccellente
qualità dell'immagine sono tra le cose migliori che il Brio ha sfoderato
in questo abbinamento più "terreno". Per il resto, conferma
la tendenza di questa rinnovata impronta sonora di Rega, fatta di un suono
più dolce e armonico, tutt'altro che privo di trasparenza ma soprattutto
molto fluido e piacevole, in grado di regalare grandi soddisfazioni con ogni
tipo di musica. A patto, ovviamente, di farlo suonare con i diffusori adatti,
altrimenti tradisce un po' di granulosità e asciuttezza. L'abbinamento
tra i due pezzi è molto, molto buono, e aspetto di avere in prova anche
un amplificatore più potente per sentire come i nuovi Rega saprebbero
trattare diffusori più difficili ed eventualmente ambienti più
grandi. Per chi dispone di un locale di dimensioni non particolarmente grandi,
in ogni caso, la coppia Planet 2000 e Brio casca veramente a fagiolo.
Egidio Mancianti